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Il fenomeno dell’obesità tra i bambini sembra aver assunto dimensioni preoccupanti in tutt’Italia. I dati diffusi dall’indagine ‹‹Okkio alla salute››, promossa qualche anno fa dall’Istituto Superiore di Sanità tra gli scolari delle Elementari, mostrano un leggero miglioramento rispetto agli anni precedenti, tuttavia le percentuali sono ancora inclementi. Siamo il quinto paese dei 41 monitorati a livello mondiale per incidenza di sovrappeso e obesità, stando a stime internazionali peraltro confermate nel ‹‹Libro bianco›› della Società Italiana di Pediatria. Alla base, le cattive abitudini alimentari che si apprendono in famiglia e dalla pubblicità, e tanta, troppa, sedentarietà. Ebbene, la notizia che arriva da un gruppo di ricercatori australiani è che i danni cardiovascolari causati dai chili di troppo sono evidenti già verso gli 11-12 anni. Non è solo una questione di estetica, di bulimia o, al contrario, di anoressia, quella che minaccia i ragazzi in lotta con il proprio corpo, bensì una questione di salute a 360 gradi. In particolare, arterie più rigide e ispessimento della tunica interna sono le conseguenze dirette, negli adolescenti non meno che negli adulti, delle cattive abitudini alimentari, dei troppi zuccheri e grassi saturi che si trovano nei cibi consumati con maggior frequenza e del tanto tempo trascorso con la Playstation o il cellulare in mano. Il che comporta una circolazione sanguigna deficitaria specie a livello carotideo. Sappiamo che quando le arterie carotidee s’irrigidiscono e manifestano una riduzione del lume, aumentano i rischi di embolia cerebrale e ictus tromboembolico. Che è esattamente quello che hanno riscontrato i ricercatori, dandone atto nello studio di recente pubblicazione sulla rivista per addetti ai lavori «Pediatrics». Lo studio ha arruolato 1811 bambini d’età compresa fra 1 e 10 anni. Questi bambini sono stati sottoposti a controllo antropometrico. Altezza, peso e circonferenza vita misurati ogni due anni. Ebbene, allo scadere della prima decade di vita, ovvero verso gli 11-12 anni, i soggetti classificati fra le categorie dei sovrappeso e degli obesi hanno manifestato i danni arteriosi che abbiamo riferito. Nello specifico, già solo dopo due-tre anni a regimi di sovrappeso e obesità, il riscontro dei danni carotidei è diventato costante. «I nostri risultati sono in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione mondale della sanità – ha dichiarato Melissa Wake, senior professor al Murduch Childern’s Research Institute di Victoria, Australia, l’ente di ricerca a cui appartengono gli autori lavoro – ragione per cui siamo tutti chiamati a collaborare per individuare le iniziative più utili per portare a un appiattimento della curva degli eccessi ponderali fra gli adolescenti. Auspichiamo politiche in favore della tassazione dei cibi processati (l’equivalente delle nostre merendine, ndr) di quelli ad alto contenuto di zuccheri (bibite gassate) e grassi saturi (dolce e salato ad alto grado proteico), senza dimenticare le politiche che spingano i ragazzi a fare più attività fisica».  Fra queste, viene menzionato un impulso maggiore, da parte delle autorità preposte in ogni singolo Stato, a incentivare l’uso dei mezzi pubblici e della bici a discapito delle auto private. Oltre a meno smog, salire e scendere dagli autobus per andare a scuola, compresi i tratti di strada fino alle fermate da casa verso le scuole e viceversa, figli e genitori sarebbero costretti a fare più movimento. Se poi pensiamo alla topografia delle città australiane o americane, dove, tolti i grandi centri urbani, le città di media e piccola grandezza si snodano su una notevole estensione territoriale, si può capire come questa politica, se incentivata, possa portare ai benefici auspicati. Inoltre, aumentare l’attività sportiva a tutti i livelli. Se tuttavia questo input sembra attecchisca fra gli adulti, a giudicare da quanti sono i runner o i ciclisti della domenica, pare sia un po’ più difficile spingere bambini e adolescenti a fare sport su base costante. Nei bimbi – dicono gli esperti – l’aspetto ludico è indispensabile affinché qualsiasi attività, sportive comprese, assuma le sembianze di un’abitudine stabile e duratura. A questo proposito, ci sono studi che consigliano meno attività sportiva in senso stretto ma più gioco e divertimento, soprattutto se in grado di coinvolgere tutta la famiglia. Chi ha studiato il problema per l’Europa (progetto Healty) ha individuato nelle scampagnate e nei pic-nic domenicali, una valida alternativa alle riunioni familiari in occasione delle festività, in quanto le seconde avvengono di solito intorno a tavole imbandite, mentre le prime si fanno, di regola, all’insegna della frugalità. Come si vede, nessun cambiamento eclatante, quanto piuttosto un semplice cambio di mentalità.

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