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di Riccardo Segato

Le evidenze scientifiche parlano chiaro, per certi versi le macchine per la rianimazione sono più affidabili dell’essere umano. Di sicuro è il caso di Autopulse® (ZOLL inc.), il nuovo dispositivo di pronto intervento che garantisce compressioni toraciche costanti durante le manovre di Rianimazione Cardio Polmonare (RCP)

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Se è impegnativo mantenere un ritmo costante e preciso durante le manovre di rianimazione, garantire una buona compressione toracica, ossia effettuare una corretta compressione sullo sterno del paziente, lo è ancora di più. Basti pensare che l’operatore, costretto dalle circostanze a intervenire, potrebbe non essere un medico, non avere una preparazione sufficiente in tema di primo soccorso o semplicemente essere privo della forza fisica che serve per effettuare questo tipo di manovre.

Per ovviare a queste e altre problematiche è stato ideato Autopulse®. Il dispositivo è stato presentato di recente in Italia. Durante una di queste presentazioni, tenutasi a maggio presso il collegio Borromeo di Pavia, a illustrarne le caratteristiche e il funzionamento ai colleghi medici c’era il professor Maurizio Raimondi, responsabile dell’AAT 118 presso la Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico S. Matteo di Pavia. È stato in quella circostanza che abbiamo potuto renderci conto del grado di eccellenza che sembra caratterizzare questo strumento salvavita. La macchina è composta essenzialmente da un asse spinale corto, che va posta sotto la schiena del paziente, e da una fascia (Life-band) che esegue il massaggio cardiaco automaticamente e che estende la compressione a una zona più ampia del torace rispetto a quella che coprirebbe il palmo della mano. Inoltre, Autopulse® è in grado di dosare la forza necessaria a garantire sempre un effettivo spostamento anteroposteriore del torace, pari al suo 20% circa, adattandosi automaticamente alla forma, dimensione e resistenza del torace di ogni individuo.

La buona frequenza di compressione, l’adeguata compressione toracica, l’elevata autonomia (50 min), la facilità d’utilizzo e la velocità con cui si posiziona sul paziente, danno la possibilità all’operatore, mentre la macchina svolge la manovra, di chiamare i soccorsi e di dedicarsi ad altre manovre salvavita, fra cui il trasporto in ospedale, aumentando così le probabilità di salvare una vita.

Il dispositivo Autopulse® garantisce un flusso sanguigno costante e ottimale durante le operazioni di spostamento, sia mentre i soccorritori scendono le scale reggendo la barella, sia quando si stanno avviando freneticamente verso l’ambulanza oppure durante il tragitto ad alta velocità nel traffico. Inoltre, in ambulanza, gli operatori hanno la possibilità di restare assicurati ai sedili, evitando incidenti causati dalla necessità di restare in piedi per proseguire il massaggio cardiaco.

Nessuno se lo augura, ma la possibilità di dover prestare soccorso a qualcuno è dietro l’angolo, sicché è bene sapere come muoversi se si vuole salvare una vita. La prima cosa da fare se un collega sul posto di lavoro, un conoscente in palestra o semplicemente uno sconosciuto per la strada ha bisogno di un intervento di primo soccorso, è chiamare il 118 o meglio incaricare qualcuno che lo faccia, al fine di potersi occupare subito dell’infortunato.

È importante che il 118 sia informato di tutte le caratteristiche dell’incidente in modo chiaro. Solo così l’ambulanza può arrivare ben preparata sulla scena.

Subito dopo aver assicurato la propria e l’incolumità del soggetto, bisogna sincerarsi del suo stato di coscienza. Se è in grado, sarà lui stesso a dirci come si sente, dove accusa dolore eccetera. Nel caso in cui il soggetto presentasse uno stato d’incoscienza, il soccorritore dovrà chiamare il 118, chiedere se nei paraggi è presente un defibrillatore e farlo portare, e verificare, osservando il movimento del torace, se il soggetto respira. Se la respirazione è assente, anormale o lenta si devono subito iniziare le manovre di RCP, partendo immediatamente con le compressioni toraciche esterne (massaggio cardiaco). Le manovre di RCP sono indispensabili; esse comportano l’esecuzione di trenta compressioni toraciche, eseguite ponendo il palmo della mano sul torace all’altezza della metà inferiore dello sterno, avendo cura di comprimere il torace per almeno cinque o sei centimetri. Dopo le prime 30 compressioni toraciche, si devono rendere pervie le vie aeree estendendo il capo all’indietro. Un arresto respiratorio è sempre seguito, dopo pochi minuti, dall’arresto cardiaco. A questo punto, se il soccorritore se la sente, si eseguono due insufflazioni d’aria direttamente nella bocca del paziente, avendogli chiuso le narici con le dita e applicando la bocca sulla bocca del paziente; nel caso in cui non se la senta, proseguirà con le sole compressioni toraciche ininterrotte, mantenendo il capo esteso, se possibile. La manovra deve essere ripetuta fino alla ripresa di coscienza o all’arrivo del 118. Questa la prassi se non si può intervenire con l’Autopulse®.

Dal momento in cui avviene l’arresto cardiaco, restano circa quattro/cinque minuti prima che inizino danni cerebrali permanenti al malcapitato. Dopo cinque minuti gli organi avranno esaurito l’ossigeno presente nel corpo. È a questo punto che comincia un processo irreversibile di decadimento, in cui il primo a essere colpito è il cervello, al punto che dopo dieci minuti senza manovre di RCP, le possibilità di sopravvivenza sono praticamente pari a zero.

Un rapido intervento può salvare una vita, tuttavia le manovre di RCP manuali celano rischi come la perdita di tempo o di non mantenere un ritmo e una compressione toracica costanti.

Un’interruzione prolungata durante le manovre RCP può essere fatale per un paziente in arresto cardiaco. Il successo della rianimazione cala drasticamente se le pause tra le compressioni sono superiori a dieci secondi e peggiora ulteriormente al prolungamento delle stesse. Tutti rischi che possono essere scongiurati grazie all’uso dell’Autopulse®.

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