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Sotto la generica definizione di sigarette elettroniche si comprendono molti diversi dispositivi che hanno in comune la caratteristica di erogare nicotina senza la combustione del tabacco. Ormai ci sono diventate familiari, e sembra esistano da sempre, ma la loro messa in commercio è di appena una ventina d’anni fa: se il primo brevetto di qualcosa di simile alla sigaretta elettronica, depositato dallo statunitense Herbert A. Gilbert, risale al 1965, la prima immissione sul mercato avviene in Cina nel 2003, ad opera del farmacista Hon Lik, che brevettò il suo prodotto battezzandolo Ruyan, che significa “quasi come il fumo”.

Nel 2006 le sigarette elettroniche approdarono in Europa, sospinte da un marketing che, puntando sull’indubbia minore tossicità della nicotina riscaldata rispetto a quella contenuta nel tabacco bruciato, le presentava come utili strumenti per aiutare chi intendesse smettere di fumare: si sarebbe potuto sostituire la sigaretta tradizionale con quella elettronica, che non brucia tabacco, non contiene catrame né altre sostanze tossiche presenti nella carta, e contiene invece quantità ben determinate di nicotina. Il volenteroso aspirante all’astensione dal fumo avrebbe potuto usare dispositivi contenenti quantità sempre più basse di nicotina, effettuando così una sorta di “svezzamento” che lo avrebbe condotto ad abbandonare, gradualmente ma completamente, la dannosa abitudine. La virtuosa speranza delle industrie produttrici sembrava essere che la sigaretta elettronica potesse trionfare dove in passato i cerotti o le caramelle o le gomme da masticare contenenti nicotina avevano fallito: la consuetudine, direi il rituale, di tenere in mano la sigaretta, accenderla, avvicinarla alla bocca ed aspirare il fumo evidentemente per i fumatori è altrettanto importante quanto assumere dosi di nicotina.

In quest’ottica, la sigaretta elettronica è stata introdotta in Italia come “articolo da regalo per fumatori”, e venduta praticamente senza alcuna regolamentazione. Poi, man mano che cominciavano ad arrivare segnalazioni sulla non totale innocuità dei dispositivi, nel 2011 arrivava il divieto di vendita ai minori di 16 anni, che poi veniva innalzato nel 2013 ai minori di 18, esattamente come per le sigarette tradizionali.

È fuor di dubbio che anche le sigarette elettroniche espongono chi le utilizza a rischi per la salute, probabilmente inferiori a quelli delle sigarette tradizionali e certamente diversi da quelli, ma tutt’altro che trascurabili  e in parte ancora ignoti.

Qui non intendo riferirmi ad effetti drammatici, estremi, e per fortuna rarissimi,  come l’intossicazione per ingestione accidentale dei liquidi da vaporizzare, o le ustioni dovute ad esplosione di dispositivi malfunzionanti o male utilizzati. Problemi analoghi potevano presentarsi anche con i sistemi tradizionali: mio nonno una volta rischiò di finire al rogo per essersi addormentato in poltrona con il sigaro toscano acceso in mano.

Intendo piuttosto parlare degli effetti di tipo irritativo a carico del tratto respiratorio, anche con sintomi asmatici acuti, a causa dell’esposizione alle sostanze presenti nel liquido vaporizzato (oltre alla nicotina, polioli, aldeidi e nitrosamine), e agli effetti a lungo termine sul sistema cardiovascolare e respiratorio di queste stesse sostanze. Tali effetti a lungo termine sono in gran parte ancora sconosciuti, ma le segnalazioni si stanno moltiplicando, e mi sembra molto strano (o forse no?) che i media ed i social ne parlino tanto poco. Non posso fare a meno di pensare a quanto è accaduto recentemente con i vaccini contro il CoViD19: gran parte dell’opinione pubblica era comprensibilmente preoccupata che fossero stati tanto velocemente introdotti vaccini ancora non sufficientemente testati. Qualcuno arrivava a sospettare complotti e sperimentazioni di massa.

Le sigarette elettroniche invece sono state accettate senza sospetti, ed io spesso mi sento ormai serenamente rispondere dai miei pazienti, quando chiedo se siano fumatori: “No, fumo solo la sigaretta elettronica”. Non so se siano loro troppo fiduciosi o io troppo sospettosa, ma non riesco a non immaginarli parte di un grande studio sperimentale di cui solo tra venticinque o trent’anni avremo i risultati. E speriamo non siano troppo negativi.

Sta di fatto che il magnifico scenario immaginato vent’anni fa dalle case produttrici, in cui la sigaretta elettronica avrebbe dovuto essere il veicolo che accompagnava i fumatori a smettere di fumare, non si è affatto realizzato, e quella sta diventando semmai  il veicolo che introduce al  fumo i non fumatori. Chi ha la forza di smettere di fumare smette, e forse le sigarette elettroniche possono aiutarlo, ma capita più spesso che passi dal fumare sigarette tradizionali a sigarette elettroniche, e fra una trentina d’anni saprete con ragionevole certezza se ciò sia stato un guadagno per la salute oppure no. Viceversa, la convinzione che le sigarette elettroniche siano innocue porta molte persone ad avvicinarsi per loro tramite al fumo: soprattutto tra i giovanissimi, adolescenti o poco più che bambini (lo so: formalmente c’è il divieto di vendita ai minorenni, ma quando mai questo ha  costituito un deterrente e non piuttosto un eccitante incentivo?) moltissimi iniziano con la sigaretta elettronica e poi passano a quella tradizionale.

Nel febbraio di quest’anno l’Associazione dei Pediatri Italiani ed alcune associazioni di pazienti hanno scritto una lettera al Ministro della Salute, in cui auspicano di assicurare “un rigoroso controllo della vendita dei dispositivi contenenti tabacco e nicotina ai minori, contribuendo così alla iniziativa della Commissione Europea di avere entro il 2028 la prima generazione ‘tobacco-free’; regolamentare il confezionamento, per evitare che abbia come target indiretto i bambini; vietare la cessione a titolo gratuito ai minori non solo dei dispositivi, ma anche delle ricariche; programmare iniziative per garantire il divieto di marketing, anche occulto, diretto ai ragazzi sulle piattaforme digitali; equiparare la regolamentazione sulle aromatizzazioni che favoriscono l’uso tra i ragazzi a quella delle sigarette tradizionali (proibendo le vendite di prodotti contenenti mentolo o frutta associati a tabacco e nicotina); programmare una campagna di sensibilizzazione nazionale per personale sanitario, genitori, adolescenti e – con un accordo interministeriale – personale della scuola con modalità atte alla diffusione agli adolescenti e sui media.”

Speriamo bene.

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