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Se è vero che le malattie cardiovascolari sono tuttora la principale causa di morbilità e mortalità in Italia e in Europa, con un terzo di tutti i decessi legati a cause cardiovascolari, è vero anche che nell’ultimo ventennio la mortalità per patologie cardiovascolari si è ridotta dello stesso valore, di un terzo. A invertire il trend in modo così significativo, perlomeno nel nostro Paese, sono intervenuti tre fattori, di cui sì è discusso in un importante simposio tenutosi a Torino a metà gennaio di quest’anno. Si tratta della prima edizione di Heart and Rythm che ha radunato in quella che fu la capitate sabauda esperti nazionali e piemontesi delle cure cardiologiche. «Nell’ultimo ventennio la mortalità per patologie cardiovascolari si è ridotta in modo significativo grazie ad un miglior controllo dei fattori di rischio – ci ha spiegato Giuseppe Musumeci, nuovo direttore della Cardiologia dell’Ospedale Mauriziano di Torino – all’utilizzo di farmaci di nuova generazione ed allo sviluppo tecnologico che ha garantito una cardiologia invasiva sempre più sicura ed efficace con importanti passi in avanti sia dell’emodinamica che dell’elettrofisiologia. I dati di attività della cardiologia interventistica evidenziano come Regione Piemonte si posizioni al primo posto in Italia per interventi in caso di coronaropatia con 15784 angioplastiche coronariche (3607 interventi per milione di abitanti) rispetto ad un piano nazionale che vede 158789 angioplastiche (2624 interventi per milione di abitanti). In particolare 681 interventi in corso di infarto in Piemonte per milione di abitanti rispetto ad un dato nazionale (già confortante) di 604 interventi in corso di infarto per milione di abitanti; con una crescita in Piemonte del 10%rispetto all’anno precedente. Anche gli interventi di elettrofisiologia sono numerosi in Piemonte e con risultati eccellenti con la Cardiologia dell’Ospedale Mauriziano che si distingue come il primo centro della Sanità pubblica per numero di interventi di ablazione delle aritmie sopra e ventricolari».

Al simposio torinese si è parlato anche dell’importanza che hanno assunto certi valori ematici per la prevenzione, in particolare in quella secondaria che, come sappiamo, riguarda i pazienti che hanno già sperimentato un evento cardiovascolare maggiore, come l’infarto. «È chiara la correlazione tra livelli di LDL ed eventi avversi cardiovascolari – ha precisato il dottor Musumeci – più sono bassi i livelli di LDL minore è l’incidenza di eventi avversi cardiovascolari. A questo proposito, le ultime Linee guida europee presentate a Parigi a fine agosto hanno dato degli input importanti sulla terapia ipolipemizzanteIn particolare, quelle relative alle dislipidemie raccomandano di mantenere il colesterolo (in particolare quello “cattivo” LDL) ai valori più bassi possibili (livelli inferiori a 55 mg/dl in pazienti ad alto rischio). Addirittura le linee guida europee sono più severe e quindi più avanzate di quelle americane e questo messaggio è stato chiaramente recepito dall’Aifa(Agenzia Italiana del Farmaco)per cui gli ultimi ritrovati, gli inibitori di PCSK9 ed in particolare l’evolocumab (auspicabilmente tra pochi mesi anche alirocumab), si possono prescrivere in regime di rimborsabilità già nel primo mese dall’infarto ed anche in fase intra-ospedaliera. Questa è una nuova grande opportunità di trattamento per il paziente, sempre più al centro delle terapiesi lavora per migliorare le competenze dei medici per tradurle in una migliore pratica clinica».

Nel migliorare la pratica clinica si sono andate affermando alcune tecniche parachirurgiche che hanno letteralmente rivoluzionato l’approccio a molte patologie cardiache. Una di queste è senza dubbio la TAVI. Il vantaggio della TAVI per la sostituzione della valvola aortica è che è meno invasiva e più veloce, non ha bisogno della circolazione extracorporea, viene fatta in anestesia locale, con minore perdita di sangue e con un recupero rapido. Tutti motivi che la rendono più adatta a soggetti molto anziani, che mal sopporterebbero l’alternativa tradizionale dell’intervento a cuore aperto. «La sostituzione della valvola aortica per via transcatetere (TAVI) è una procedura estremamente innovativa eseguita per via mini-invasiva dal cardiologo interventista – ha precisato il dottor Musumeci – passato in questi ultimi 10 anni da 400 a 7 mila interventi l’anno e che arriverà a 20 mila pazienti nell’arco di 3-5 anni ma che risulta essere attualmente comunque sottoutilizzata. La stenosi aortica, infatti è una delle malattie più comuni delle valvole cardiache che in Italia riguarda oltre un milione di personee il 10% della popolazione oltre i 65 anni. Oggi sono soltanto a 114 i pazienti trattati ogni milione di abitanti (97 in Piemonte) rispetto ai circa 250 per milione di abitanti che meriterebbero il trattamento secondo le evidenze cliniche. In particolare in Italia nell’ultimo anno sono stati eseguiti 6888 interventi di TAVI con una crescita del 25% e in Piemonte 423 con una crescita del 26%».

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