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Lo stress emotivo peggiora il quadro clinico dei pazienti cardiovascolari, almeno tanto quanto i fattori di rischio che tutti conosciamo, ipertensione, colesterolo e trigliceridi oltre la norma, diabete, obesità e scarsa attività motoria. È quanto emerge da un nuovo studio di recente pubblicazione sulla rivista JAMA, ripreso anche dal New York Times. Si tratta di uno studio che ha messo sotto osservazione 918 pazienti cardiovascolari con un quadro clinico stabile, allo scopo di vedere come reagivano allo stress fisico ed emotivo. I partecipanti sono stati sottoposti a stress test fisici e mentali per vedere la reazione dei loro cuori in un lasso di tempo ampio (da 4 a 9 anni). Volevano capire il grado di sviluppo di ischemia miocardica, che è quando il flusso sanguigno si riduce nei muscoli cardiaci, un fattore che può scatenare eventi cardiovascolari maggiori.
Hanno manifestato ischemia in maniera preponderante i pazienti affetti da stress emotivo rispetto a quelli portatori soltanto di stress fisico. Questi ultimi hanno avuto minori probabilità di subire un infarto non fatale o di morire di malattie cardiovascolari negli anni successivi.
I nuovi risultati sottolineano i risultati di studi precedenti come Interheart, che ha valutato la relazione tra fattori di rischio e malattie cardiache di 24.767 pazienti provenienti da 52 paesi, scoprendo che i pazienti con un alto livello di stress psicologico avevano più del doppio delle probabilità di subire un infarto durante il follow-up di cinque anni, a parità di fattori di rischio tradizionali.
Chi ha il cuore sano non si pensi al riparo dai rischi cardiovascolari a causa dello stress psicologico. Situazioni di stress, come perdere il lavoro, avere difficoltà economiche, la fine di un amore, essere vittima o testimone di un grave incidente, un lutto, possono complicare le condizioni cardiache di più di un cuore sano, specie se lo stress si cronicizza insieme alle condizioni che l’hanno provocato. Uno studio recente, condotto in Scandinavia, ha dimostrato che i genitori ai quali è morto un figlio, nella settimana successiva al lutto erano ad altissimo rischio di eventi cardiovascolari a causa dello stress emotivo accumulato. Il centro del cervello che reagisce allo stress attivando gli ormoni di risposta, è la ghiandola amigdala. In base alla risposta ormonale allo stress emotivo dell’amigdala, il cervello manda segnali all’organismo spingendolo ad accumulare grassi corporei, ad aumentare la pressione sanguigna e i livelli di colesterolo, promuovendo così la malattia arteriosa alla base di infarto e ictus.
E i rimedi? La miglior risposta è prendersi cura della propria psiche, capendo quando è necessario ricorrere all’aiuto di un terapeuta. Non da meno, attivarsi per fare più attività fisica e riposare bene. Lo sport è un deterrente contro l’infiammazione arteriosa e dormire di più e meglio ha lo stesso effetto di una camminata o di una corsa. Praticare misure rilassanti come la meditazione, oppure ricorrere a tecniche calmanti che rallentano la respirazione come lo yoga e il tai-chi, sono scelte altrettanto buone. Infine, ci sono i rimedi farmacologici, sui quali è bene consultarsi sempre con il medico.

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