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di Alberto Ferrari

Perché facciamo sesso,perché ci piace fino al punto da diventarne schiavi,mentre ci sono persone che non hanno alcun desiderio o non ricavano alcun piacere? E se provassimo a interrogare la scienza,giusto per non perderci in una ridda di ipotesi troppo ritagliate sulle nostre inclinazioni?Forse conviene,anche per conoscere meglio le molte implicazioni,non ultime quelle che legano il sesso alla salute.C’è chi l’ha fatto per noi!

Che cosa succede quando siamo in procinto di fare sesso, un’attività per la quale siamo disposti ad accettare e magari a ripetere dei comportamenti in cui sono gli istinti più che la ragione a farla da padrone? E soprattutto, al di là del piacere, come la mettiamo con la salute? Il sesso fa sempre bene, malattie trasmissive a parte? Per rispondere a queste e ad altre domande sulla pratica copulativa, Alice Pace, una giornalista che scrive di medicina, ha deciso di interrogare la scienza, aggiornandoci sulle ultime acquisizioni che la conoscenza scientifica avvalla su questo e quell’aspetto concernente l’amplesso inteso in tutte le sue multiformi sfaccettature, senza porre limiti ai generi dei partner, alle preferenze e ai gusti propri delle pratiche erotiche più conosciute. Nel suo “Hot, la scienza sotto le lenzuola”, uscito a stampa nel dicembre 2016 per i tipi di Codice edizioni, Alice Pace ci ragguaglia sulla pratica più calda che il genere umano conosca ricorrendo alle fredde indicazioni della scienza.

Stando alla scienza, per esempio, con un minimo di quattro eiaculazioni la settimana, un uomo in salute tiene in ordine la propria prostata. Infatti, ‹‹una delle ipotesi degli scienziati è che liberarsi regolarmente consenta alla prostata di “sciacquarsi” da eventuali molecole cancerogene nonché di abbassare i livelli di alcuni indicatori chimici di stress che potrebbero essere correlati ad alcuni tumori››. La Pace spezza unʼaltra lancia a favore della pratica erotica, questa volta senza fare distinzioni di genere, ricordando che fare l’amore è ‹‹un’ottima ginnastica da camera››. A paragone con lo stare a poltrire davanti alla tivù, fare sesso sarebbe molto più corroborante, facendoci bruciare calorie cinque volte tanto.

E come la mettiamo con l’intensa e complessa attività ormonale scatenata dal desiderio? Quando, ad esempio, si ha la sensazione che il tempo si fermi è perché sta agendo un ormone classificato come “noradrenalina”, che ci aiuta a focalizzarci sul “qui e ora” dell’atto sessuale, mettendo in secondo piano tutto ciò che gli è estraneo e che rischierebbe di distrarci. Anche se l’omone che, più di ogni altro, ha un ruolo di primo piano nel sesso è la dopamina. Grazie a questa molecola siamo in grado di fare delle scelte, dando rilevanza agli aspetti fisici e caratteriali della persona con la quale siamo in procinto di andare a letto. La serotonina invece è l’ormone dell’umore. Molti dei disturbi legati allo stato d’animo e ai disordini psichiatrici registrano una carenza di quest’ormone. Ebbene, fare sesso è in grado di liberare quantità sufficienti di serotonina a migliorare il nostro umore. Non a caso la mancanza di questo ormone è spesso sinonimo di ansia e pensieri compulsivi legati al partner, che scattano quando si è gelosi o quando non siamo corrisposti come vorremmo.

Sul versante dei disturbi posti in relazione alla pratica erotica ci sarebbe il mal di testa. Non quello accusato dalle mogli al momento delle avance da parte di mariti svogliati: uno spauracchio in tutte le coppie di lungo corso. Ma il mal di testa causato dall’atto sessuale. Può succedere durante le fasi dell’attività sessuale, masturbazione inclusa. In questo caso si parla di cefalea coitale causata della contrazione delle fibre del capo, e si cura con un “banale” analgesico. Oppure il mal di testa può manifestarsi all’apice dell’orgasmo ed essere secondario a problematiche di pressione arteriosa o a disfunzioni vascolari. Anche qui, se il problema permane e non si risolve con un analgesico, è bene che il soggetto interessato si sottoponga ad approfondimenti clinici per escludere la possibilità di disturbi circolatori.

Ipertensione e deficit cardio-circolatori sono tra le cause più frequenti della cosiddetta disfunzione erettile maschile, insieme a diabete, all’insufficienza renale, alla sclerosi multipla e agli interventi chirurgici alla prostata e alla vescica. Siccome questi disturbi sono più frequenti a una certa età, si è portati a credere che siano una caratteristica dell’invecchiamento. Ma non è così. Proprio come quelli psicologici, che sono la depressione, l’ansia da prestazione, il senso di colpa e la bassa autostima, i disturbi fisici si manifestano a tutte le età e con essi l’eventualità di un’erezione deficitaria.

Per supplire alla disfunzione erettile, estesa agli uomini di tutte le etnie, le case farmaceutiche hanno messo a punto il Viagra e altri preparati che, agendo secondo lo stesso principio attivo, inducono l’erezione.

Davvero curiosa la vicenda farmaceutica che ha portato alla commercializzazione del Viagra negli anni Ottanta. Sì, perché, come ci ricorda Alice Pace, prima d’allora il principio attivo che è alla base di questo farmaco era stato sinterizzato come medicinale per la cura di due noti problemi cardio-circolatori: l’ipertensione e l’angina pectoris. Fu durante i test clinici che i ricercatori si accorsero che uno degli effetti collaterali era quello di provocare delle erezioni tanto improvvise quanto durature. Da qui la scelta di trasferirlo verso la prescrizione attuale, facendolo diventare uno dei medicinali più famosi al mondo.

Quando è stato messo a punto il corrispettivo per le signore, il cosiddetto “Viagra rosa”, si è visto che, più che altro, agiva l’effetto placebo nell’accensione del desiderio e nell’aumento della libido, non l’induzione di un maggior flusso ematico nelle zone erogene, cosa che invece accade nell’uomo.

Quanto a “chimica” sotto le lenzuola, la Pace ci ricorda che oggi sono piuttosto in voga dei prodotti a base di metanfetamina che agiscono sul muscolo cardiaco. Di fatto questi preparati costringono il cuore a un surplus di lavoro che fa schizzare il sangue al cervello provocando euforia, rilassatezza, abbattimento dei freni inibitori e aumento del desiderio sessuale. Il rovescio della medaglia? Quello associato alle droghe in generale: dipendenza sia fisica sia psicologica ed esposizione a tutti i rischi connessi con gli abusi che, nel caso specifico, spingono a prestazioni sessuali che sconfinano in maratone del sesso.

Per finire, si parla di sex addiction, alludendo a una forma di dipendenza da sesso in cui l’assunzione di sostanze psicotrope c’entra e non c’entra. Chi ne è affetto ha sviluppato autonomamente una insopprimibile domanda di sesso, anche intesa come consumo di pornografia, che diventa pericolosa nel momento in cui il soggetto è continuamente sollecitato a soddisfarla. Con l’avvertenza che in questi casi il confine fra un comportamento legittimo e uno deviato non è sempre facile da diagnosticare.

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