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di Cristina Mazzantini

La diagnosi di ipertensione viene fatta di misurando la pressione ai bambini nelle usuali visite di controllo per la crescita.I figli degli ipertesi sono a maggior rischio. Tuttavia l’eccesso ponderale rappresenta la condizione che più si associa all’ipertensione arteriosa. Bisogna porre attenzione a un eccessivo consumo di sale e di zuccheri semplici, soprattutto se assunti in forma liquida come le bevande zuccherate.L’attività fisica è assolutamente indicata sia nella prevenzione sia nel trattamento dell’ipertensione arteriosa in età pediatrica

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La prevenzione deve iniziare dall’infanzia per ridurre i rischi cardiovascolari, prima causa di mortalità negli adulti. È quanto sottolineato dai massimi esperti al 71° Congresso Italiano di Pediatria, tenutosi nei mesi scorsi a Roma. Per l’occasione è stato presentato l’aggiornamento delle raccomandazioni sulla prevenzione e il trattamento dell’ipertensione arteriosa in età pediatrica. L’ipertensione è una delle patologie più frequenti nella seconda infanzia e nell’adolescenza. Ma il problema è sottostimato nell’opinione pubblica per la scarsa diffusione dell’abitudine di misurare la pressione a bambini e ragazzi. Un’indagine, condotta dal Gruppo di Studio per l’Ipertensione Arteriosa della Società Italiana di Pediatria, su un campione di 8.300 bambini delle scuole elementari di Monza e di diversi centri della Brianza, ha rilevato che il 4% della popolazione pediatrica presenta valori elevati di pressione arteriosa. Inoltre, che la prevalenza dell’ipertensione risulta molto più alta nei soggetti in eccesso di peso. Il dato è stato confermato in analoghi screening condotti a livello internazionale.

Per saperne di più, abbiamo intervistato Marco Giussani, segretario del Gruppo di Studio di Ipertensione della Società Italiana di Pediatria e professore a contratto presso l’università di Milano “Bicocca”.

Professor Giussani, come si diagnostica l’ipertensione nei bambini? 

«La diagnosi di ipertensione in età pediatrica si effettua tramite ripetute misurazioni della pressione arteriosa (almeno tre volte in occasioni diverse), utilizzando bracciali adeguati alle dimensioni del braccio del bambino. Si dovrà poi fare riferimento ai valori normativi per l’età pediatrica che tengono conto dell’età, del genere e della statura. Tali valori sono valutati in percentili. Si parla di ipertensione arteriosa quando la pressione sistolica e/o diastolica è costantemente superiore al 95° percentile e di preipertensione o pressione normale-alta quando supera il 90° ma rimane inferiore al 95°. Il monitoraggio ambulatorio delle 24 ore, che nell’adulto rappresenta il gold standard per la diagnosi di ipertensione, per una serie di problemi tecnici e di valori di riferimento non può ad oggi essere considerato diagnostico nel bambino. Tuttavia tale metodica, in mani esperte, può fornire una serie di informazioni utili in casi dubbi. Una volta posta la diagnosi di ipertensione arteriosa, andranno escluse le forme secondarie ad altre patologie che sono tuttavia rare, essendo di gran lunga prevalente l’ipertensione essenziale anche nel bambino».

Che cosa intende per forme secondarie e a quali patologie si riferisce? 

«Si parla di ipertensione secondaria quando è causata da una patologia nota. Per esempio le alterazioni vascolari, le malattie renali ed endocrine, possono dare ipertensione arteriosa. Al contrario, quando non vi è una causa dell’aumento pressorio si definisce l’ipertensione come primitiva o essenziale. Per diagnosticare un’ipertensione come essenziale bisogna aver escluso tutte le cause di ipertensione secondaria. Le forme secondarie sono molto rare in pediatria ma, per quanto rare, sono più frequenti nei primissimi anni di vita. Al contrario, le forme essenziali sono più prevalenti nei bambini più grandi e di più frequente riscontro, come avviene anche in età adulta. Quanto detto in tema di prevenzione e trattamento dell’ipertensione si riferisce alle forme essenziali, poiché le forme secondarie si avvalgono del trattamento della specifica patologia».

Ci sono dei valori pressori a rischio (non solo definiti in percentili) che anche i genitori possono comprendere?

«A questa domanda, che sottende la possibilità di un controllo della pressione da parte dei genitori sui figli, purtroppo non si può dare una risposta positiva. Infatti tra i bambini più piccoli, intesi sia come età sia come statura, e quelli più grandi vi è un ventaglio di valori di riferimento molto grande. Per fare un esempio, valori di pressione normali per un quattordicenne potrebbero essere anche molto elevati per il fratellino di 5-6 anni. Un’altra difficoltà è legata al bracciale dell’apparecchio della pressione. Fino a 7-8 anni si deve utilizzare un bracciale più piccolo che solitamente non è nella disponibilità dei genitori e nemmeno è reperibile in farmacia. Dopo questa età, nella maggior parte dei casi, ma non in tutti, va bene il bracciale da adulto. Anche in questa fascia d’età i valori di riferimento sono molto ampi. Se proprio vogliamo dare una indicazione di massima, possiamo dire che i valori che superano i 115/75 prima dei 10-11 anni e i 120/80 dopo debbono essere guardati con sospetto e controllati dal pediatra».

Quali sono i campanelli d’allarme?

«Nel bambino come nell’adulto l’ipertensione arteriosa non dà nessuna sintomatologia soggettiva o oggettiva, tranne nei casi assolutamente eccezionali di crisi ipertensive, di pertinenza del tutto esclusiva delle forme secondarie più gravi. L’unico modo per fare diagnosi di ipertensione è quello di misurare la pressione a tutti i bambini nelle usuali visite di controllo per la crescita, a partire dai 3 anni d’età».

Quali sono i fattori di rischio? Di solito la patologia è ereditaria?

«Certamente i figli degli ipertesi sono a maggior rischio. Tuttavia l’eccesso ponderale rappresenta oggi la condizione che maggiormente si associa all’ipertensione arteriosa. Screening scolastici hanno evidenziato una prevalenza complessiva intorno al 4% di bambini con valori pressori elevati. Ma questo dato è distribuito in modo difforme nelle diverse classi ponderali: nei soggetti di peso normale la prevalenza si aggira intorno all’1-1,5%, tra i bambini sovrappeso si raggiunge il 6%, mentre tra gli obesi circa un bambino su quattro/cinque ha la pressione elevata. Va sottolineato ancora che non esistono differenze di genere nella prevalenza di ipertensione arteriosa in età pediatrica».

Se è un fattore di rischio, quanto c’entra l’alimentazione? E la sedentarietà?

«Abbiamo già ricordato che sovrappeso e obesità sono fortemente associati all’ipertensione. Quindi tutti gli eccessi alimentari che si accompagnano a una scarsa attività fisica sono fattori predisponenti a un aumento dei valori pressori. Tuttavia, accanto a errori quantitativi, ci possono essere degli errori nella qualità della alimentazione: in particolare bisogna porre attenzione a un eccessivo consumo di sale e di zuccheri semplici, soprattutto se assunti in forma liquida come le bevande zuccherate».

Come dev’essere la dieta del bambino iperteso?

«Un bambino con ipertensione deve seguire una dieta bilanciata con un apporto calorico adeguato a fargli perdere peso, se è in eccesso ponderale. Dovrebbe mangiare prevalentemente cibi freschi a cui aggiungere poco sale. Sarebbe meglio utilizzare il pane toscano senza sale e limitare il consumo di cibi pronti, insaccati, formaggi stagionati, ecc. È opportuno che consumi tanta verdura e frutta, che contiene fruttosio ma in quantità limitata e non dannosa. Dovrebbe bere solo acqua ed eliminare completamente le bevande zuccherate».

Che tipo di attività fisica è consigliata per prevenire l’ipertensione nei bambini e quale vale per il bambino iperteso?

«L’attività fisica è assolutamente indicata sia nella prevenzione che nel trattamento dell’ipertensione arteriosa in età pediatrica. Devono però essere evitati gli esercizi isometrici, cioè contro una resistenza, quali sollevamento pesi o macchine per il potenziamento muscolare. Questi esercizi sono comunque inadatti a bambini e adolescenti a prescindere dalla presenza di ipertensione. Bisogna anche ricordare che, oltre a un’attività fisica strutturata sotto forma di sport, è opportuno che il bambino sia messo in condizione di svolgere un’attività spontanea di tipo ludico come giocare all’aria aperta, correre, andare in bicicletta, fare passeggiate e simili, mentre deve essere limitata la sedentarietà soprattutto davanti al video».

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