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di Elisabetta Bramerio

Bisogno di autocontrollo e ricerca di libertà. Da una ricerca che analizza le sfide quotidiane a cui è sottoposto il paziente diabetico, emerge che il bisogno primario di automisurazione del diabete alla lunga stanca, perché incide negativamente sul vissuto quotidiano. Una situazione di crisi che oggigiorno promette di essere risolta dalla tecnologia, grazie a un apparecchio user-friendly che riduce drasticamente il ricorso alla puntura del dito per rilevare la glicemia 

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Chi è affetto da diabete è una persona che sa perfettamente quali sono i rischi della malattia, tuttavia non sempre la glicemia la controlla come dovrebbe. È quanto emerge da una ricerca condotta su scala europea e focalizzata a conoscere l’impatto del diabete sul vissuto quotidiano, tra monitoraggio e autocontrollo, adesione alla terapie e desiderio di libertà, allo scopo di trovare soluzioni pratiche per semplificare la vita del paziente diabetico. Da questa ricerca, presentata di recente (marzo 2014) è emerso che il 71% del campione analizzato si misura la glicemia non più di tre volte al giorno, pur sapendo che la regola è di 4-5 volte. La ricerca ha arruolato persone con diabete (di Tipo 1 e di Tipo 2 insulino trattati), un terzo dei quali proveniente dall’Italia, un terzo dalla Francia e un terzo dalla Germania. Dietro l’apparente lassismo del paziente europeo ci sarebbe la noia (28%), il senso di limitazione della libertà (25%), e lo stress (25%). Inoltre, il 47% degli intervistati percepisce la puntura del dito come un ostacolo che disaffeziona. Fatto sta che nel campione di 600 diabetici presi in esame, si sono verificati in media 10 crisi ipoglicemiche e 14 crisi iperglicemiche in un anno, il 40% delle quali ha avuto bisogno delle cure ospedaliere. In Germania, Paese in cui il 40% dei pazienti si testa almeno 4 volte al giorno, solo il 24% ha avuto bisogno di cure in ospedale.

“Nel nostro Paese la qualità della vita delle persone con diabete è molto migliorata a livello assistenziale – sostiene Egidio Archero, presidente Fand (Associazione italiana diabetici) – tuttavia molti sono i passi ancora da compiere per un corretto approccio alla gestione della malattia, soprattutto per quanto riguarda l’autocontrollo. Fondamentale in proposito è l’educazione terapeutica utile non solo a promuovere uno stile di vita sano e corretto della persona con diabete, ma anche a sottolineare il ruolo centrale dell’automonitoraggio della glicemia per un miglior controllo della malattia”. A conferma di quanto sopra, i dati della ricerca indicano che il 69% degli intervistati teme di dover affrontare episodi di ipo e iperglicemia a causa di un malfunzionamento del glucometro, mentre il 46% afferma che la mancanza di controllo durante la notte risulta essere un problema.

È questo in sintesi il risultato della ricerca condotta per capire se il mercato europeo è pronto per recepire un nuovo dispositivo in grado di alleggerire il peso della misurazione della glicemia. Una tecnologia che è già realtà negli Stati Uniti. A proporla entro la fine del 2014 nel vecchio continente ci sta pensando una società americana, la californiana Abbott, che è anche l’azienda che ha commissionato la ricerca. La Abbott è specializzata in dispositivi super tecnologici applicati alla medicina. Il dispositivo concepito per aiutare i diabetici si chiama AGP (Ambulatory Glucose Profile). Si tratta di un software user-friendly con valore predittivo per quaranta giorni, in grado di aggiornare l’andamento della glicemia in tempo reale, 24 ore al giorno, con una stima di attendibilità di oltre il 90/95%. In parole povere, significa che il software elabora le misurazioni della glicemia fornite dal paziente nei 14 giorni che precedono i 40 di autonomia, sicché il paziente, in questi 40 giorni, non ha più bisogno di rilevare la glicemia, perché sarà il computer a fornire i valori aggiornati con un’attendibilità quasi totale. Paragonato a una macchina, significa che il paziente “fa il pieno” di misurazioni della glicemia per 14 giorni, per avere un’autonomia di 40. Durante il periodo di inattività, i valori sono a disposizione sul computer di bordo. Come ovvio, i dati sono in condivisione con il computer del diabetologo. “L’AGP permette di leggere costantemente e in tempo reale i valori di glicemia – precisa il Emanuele Bosi del Dipartimento Endocrinologia e Diabetologia dell’ospedale San Raffaele di Milano – ottenendo informazioni non influenzate dalle momentanee oscillazioni, senza doversi pungere costantemente come avviene oggi. Un vero e proprio ‘film dei valori di glucosio’, che comporta un considerevole vantaggio anche per il medico che ha a disposizione una tipologia di analisi più vicina alla condizione del paziente”.

“L’AGP e l’innovativa tecnologia dei sensori di Abbott consentiranno un più avanzato approccio sistematico e rappresenteranno la prossima nuova frontiera nella gestione del diabete”, sostiene il professor Bosi. “Siamo di fronte a una svolta epocale nella terapia del diabete che ci consentirà di controllare meglio la patologia che rappresenta un problema di salute non risolto”.

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