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Qual è la situazione in Italia a proposito degli psichedelici? Ne parliamo con Alessandro Novazio, un passato nell’innovazione d’impresa, ideatore di Psy.Co.Re (the Multidisciplinary Italian Network for Psychedelic and Consciousness Research), un gruppo di lavoro nato nel 2019 che si prefigge di creare contatti fra tutte le realtà che si occupano degli “stati altri di coscienza”. L’ultima iniziativa alla quale Novazio e il suo gruppo hanno dato vita riguarda la prima edizione degli “Stati Generali della Psichedelica in Italia”, che si è tenuta il 6 e 7 dicembre 2019 a Torino.

Alessandro Novazio.

Rispetto a quanto sta avvenendo un po’ ovunque nel mondo, a che punto è la ricerca sugli psichedelici in Italia?

«Per questioni strutturali possiamo affermare che in Italia non esiste attualmente una ricerca come in America e in Inghilterra, ad esempio. Ci sono alcune ricerche sugli stati di coscienza altri ma riguardano l’utilizzo del respiro o altre modalità che però non prevedono l’impiego di sostanze cosiddette psichedeliche. Invero sta partendo un progetto di cui sono promotore insieme a Gianluca Toro [un chimico, ndr]. Si tratta di uno studio con il quale vorremmo verificare il possibile utilizzo dell’amanita muscaria come ansiolitico e antidepressivo. Al riguardo non esistono lavori precedenti scientificamente provanti ma abbiamo moltissimi riscontri aneddotici che ne suggeriscono l’utilizzo. Il progetto è partito nel mese di giugno 2019; è autofinanziato ma stiamo cercando finanziatori interessati». 

È comunque possibile curarsi con gli psichedelici rientrando in qualche studio? E assumere LSD o altre sostanze psichedeliche come coadiuvanti alla terapia psicologica?

«Siccome non esiste una ricerca avviata come in altri Paesi, la risposta è no, al momento in Italia non è possibile farsi reclutare in qualche studio che testi gli psichedelici, in quanto non ve ne sono di attivi. Anche assumere LSD o altre sostanze psichedeliche come coadiuvanti alla terapia psicologica è ancora impraticabile, perché le sostanze citate sono illegali e non ci sono ricerche autorizzate». 

Mentre l’uso ricreazionale? È confinato come quello di molte altre sostanze al di fuori della legge?

«Sì, in Italia non si fa distinzione: eroina e psilocibina sono considerate alla stessa stregua. Stiamo cercando di spiegare che ci sono sostanze e sostanze. Le ricerche in atto stanno dimostrando che gli psichedelici possono risolvere molte situazioni accorciando i tempi e, verosimilmente, a costi più contenuti, tra cui “paradossalmente” curare gli abusi di alcol e altre “droghe”. Ricordiamoci però che stiamo parlando di farmaci che vanno trattati come tali, con tutte le precauzioni del caso. Per quanto riguarda il consumo ricreazionale, è importante sensibilizzare i fruitori sulla riduzione del rischio e del danno. Suggerire a chi decidesse di provare queste esperienze di farlo solo dopo essersi informati preventivamente. Sul punto stanno partendo – su iniziativa del nostro network Spy.Co.Re – dei corsi che ricalcano quelli già proposti a Berlino dalla Mind Foundation, in cui si spiegano e simulano le diverse fasi dell’esperienza psichedelica. Un training “a secco” in cui si affianca alla formazione teorica una parte pratica che non prevede l’uso di nessuna sostanza illegale, ma in cui si simulano le diverse situazioni nelle quali ci si potrebbe imbattere». 

Qualche nome di enti e associazioni cui fare riferimento per approfondire sia l’affiancamento degli psichedelici alla terapia piscologica sia il ricorso ai medesimi per altri disturbi e malattie?

«Se la domanda si fosse riferita all’uso terapeutico della cannabis sarebbe stato più facile rispondere… Della galassia che fa riferimento al nostro network segnalerei la Scuola di Prevenzione Josè Bléger di Rimini e i membri del gruppo NOSC di Rimini». 

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