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Dai tempi delle elementari ci è noto che pere e mele non si sommano tra loro e che, se anche si vogliono notare le differenze, conviene concentrarsi separatamente prima sul cesto delle mele e poi su quello delle pere, o viceversa. Così facendo, anche in medicina se ne scoprono delle belle. Per esempio, che l’ipertensione può causare più danni in proporzione fra i giovani che fra i vecchi. Beninteso, se si analizzano le conseguenze fra i giovani con valori pressori oltre la norma a paragone con i coetanei con valori normali, e se lo stesso viene fatto fra i vecchi. È quanto suggerisce uno studio da poco pubblicato sull’ultimo numero di «American Heart Association». Lo studio ha preso in esame i valori di ipertensione di un numero ragguardevole di popolazione giapponese (anche gli autori sono giapponesi), ben assortiti fra uomini e donne, che si è sottoposta a dei check-up di controllo nell’ambito di esami dettati da scadenze amministrative.
Stiamo parlando di oltre 2 milioni di persone (2˙612˙570), tutti senza una storia di malattia cardiovascolare alle spalle o che già fossero in cura per la pressione alta, ovvero che già assumevano dei farmaci antipertensivi. Stiamo parlando di 1˙825˙756 20-49enni, 571˙574 50-59enni e 215˙240 60-75enni. Tre fasce d’età e due stadi di ipertensione. Allo stadio 1, coloro con “la massima” o “minima” leggermente alta: ovvero la sistolica [SBP] compresa fra 130-139 mm Hg o la diastolica [DBP] fra 80-89 mm Hg. Mentre l’ipertensione di stadio 2, prevedeva o SBP ≥140 mm Hg o DBP ≥90 mm Hg. L’ipertensione in stadio 2 è stata ulteriormente distinta in ipertensione a) diastolica isolata (SBP <140 mm Hg e DBP≥90 mm Hg), b) ipertensione sistolica isolata (SBP ≥140 mm Hg e DBP <90 mm Hg) e c) ipertensione sistolica diastolica (SBP ≥140 mm Hg e DBP ≥90 mm Hg).
Il valore del rapporto ricavato dalla comparazione fra le tre classi anagrafiche ha evidenziato che all’interno della prima classe si è registrato un numero maggiore di episodi cardiovascolari di rilievo fra coloro che avevano valori pressori superiori alla media a paragone dei coetanei con valori pressori normali. In particolare, s’è visto che tale rapporto, per quanto riguarda l’insufficienza cardiaca, è andato decrescendo a mano a mano che si è passati dalla fascia d’età più giovane a quella più vecchia. Inoltre, che questo rapporto tale si è mantenuto per ciascuno dei sottotipi di ipertensione misurata. E che fra uomini e donne non sono emerse differenze degne di nota. I casi di insufficienza cardiaca riscontrati nel tempo di follow-up (2,5-3,3 anni) sono stati i secondi più numerosi (43˙415) subito dopo quelli di 45˙365 di angina pectoris, ai quali sono seguiti 10˙420 casi di fibrillazione atriale, 22˙179 di ictus e 4˙807 d’infarto del miocardio.
Perché proprio nei giovani i risultati peggiori?  A parere degli autori, questo dato si spiega con il pregiudizio secondo il quale nei giovani l’ipertensione è un problema trascurabile, giacché l’ipertensione è considerata una malattia che si manifesta con l’età matura, dopo i 40 anni e anche oltre. Ne consegue che nei giovani l’ipertensione viene trascurata anche a livello medico. È molto frequente che i giovani ipertesi o in procinto di diventarlo siano più spesso lasciati senza diagnosi e senza terapia. Senza contare che nei giovani, il forte incremento di patologie come l’obesità e il sovrappeso, ma soprattutto come il diabete alimentare, oltre a essere dei noti fattori scatenanti dell’ipertensione, incidono non poco sulle condizioni di salute in generale, al pari della scarsa propensione a fare movimento fisico.
«Anche gli individui di 20-49 anni con ipertensione in stadio 1 hanno un rischio più elevato di insufficienza cardiaca rispetto agli individui senza ipertensione. Quindi non dovremmo sottostimare il significato clinico dell’ipertensione sistolica isolata e della pressione diastolica isolata neppure nelle persone giovani – raccomandano gli autori – e la gestione ottimale di ciascun sottotipo di ipertensione nei giovani adulti potrebbe offrire benefici maggiori del previsto nella prevenzione di futuri eventi cardiovascolari».
L’invito allora è quello di misurarsi più di frequente la pressione anche se si è giovani. E farlo indipendentemente dalle condizioni di salute è altrettanto importante, anche perché l’ipertensione è un disturbo silente, che nel 90% dei casi si manifesta in assenza di sintomi specifici.

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