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Un ictus prima dei 50 anni può diventare l’anticamera di un cancro. È quanto sostiene uno studio olandese presentato in occasione del simposio sull’ictus European Stroke Organisation Conference 2022 tenutosi in presenza a Lione (Francia) e online ai primi di maggio. A parere di Jamie Verhoeven, medico e ricercatrice all’ospedale universitario della Radboud University Nijmegen, situato nella città di Nimega nella parte centro-orientale dei Paesi Bassi, il rischio è più evidente nei primi 1-2 anni dopo l’ictus, ma rimane statisticamente significativo fino a 5-8 anni dopo. I dati di riferimento provengono dalla Dutch Comprehensive Cancer Organisation, un registro che raccoglie tutti i dati sulle diagnosi di cancro d’Olanda. Prendendo come termini temporali gli anni fra il 1998 e il 2019, i ricercatori hanno identificato 27˙616 giovani pazienti con ictus (fascia di età 15 – 49 anni; età media 45 anni) e 362˙782 pazienti con ictus più anziani (fascia di età 50 anni e più; età media 76 anni). L’incidenza cumulativa di qualsiasi cancro a 10 anni era del 3,7% nel gruppo più giovane e dell’8,5% nel gruppo più anziano, una differenza che ci ricorda che il rischio assoluto di ammalarsi di malattia oncologica è maggiore nella terza età. Anche ad ammalarsi di ictus sono soprattutto gli anziani. Tra le complicanze più comuni di questo evento cerebrovascolare vi sono la paralisi e la disabilità, le difficoltà neurolinguistiche, le difficoltà a masticare e ingoiare (disfagia), la mutazione in peggio delle percezioni sensoriali e i frequenti sbalzi d’umore. L’ictus può essere di due tipi: ischemico ed emorragico. L’ischemico è il più frequente (85% dei casi). È caratterizzato da una riduzione improvvisa di sangue al cervello, a causa del restringimento o dell’occlusione delle arterie che irrorano le cellule cerebrali. L’ictus ischemico a sua volta può essere di tipo trombotico (se l’ostruzione arteriosa ha origine nel cervello, causa la formazione di un trombo, ovvero di un coagulo nel distretto cerebrale) o embolico (se l’occlusione arteriosa non si verifica nel cervello ma altrove e nel cervello viene trasportata attraverso il torrente circolatorio). L’ictus emorragico, invece, rappresenta il 15% degli ictus ed è provocato da un sanguinamento eccessivo all’interno del cervello dovuto alla rottura di un’arteria cerebrale o alla formazione di un aneurisma. Tornando alla ricerca olandese, i dati sono stati confrontati prendendo come termine di paragone quelli della popolazione in generale. Le principali misure di esito erano incidenza cumulativa della prima diagnosi di cancro dopo un evento ictale (stratificato per tipo di ictus, età e sesso) e i tassi standardizzati d’incidenza. I risultati hanno così mostrato che il rischio di cancro è maggiore nel gruppo di età più giovane rispetto alla popolazione generale abbinata. In questo gruppo di età, il rischio a 1 anno di qualsiasi nuovo cancro era 2,6 volte superiore dopo ictus ischemico e 5,4 volte dopo ictus emorragico. Al contrario, nei pazienti colpiti da ictus in età superiore ai 50 anni, il rischio a 1 anno per qualsiasi nuovo cancro era 1,2 volte superiore a quanto riscontrato nella popolazione generale dopo ictus ischemico o emorragico. Sia che si tratti di ictus ischemico o emorragico, nella maggioranza dei casi la causa dell’uno e dell’altro è ignota, nel senso che nei giovani, le condizioni cliniche che invece spiegano l’evenienza di questa patologia non sempre sono evidenti, ovvero la presenza di ateromi nelle arterie e l’ispessimento di queste ultime, specie a livello cerebrale. Quindi anche la complicazione oncologica che poi ne scaturisce non sembra legata a questa condizione clinica, per lo meno nei giovani. I tumori maggiormente coinvolti in questo aumento di rischio sono stati quelli delle basse vie respiratorie (trachea, bronchi e polmoni), tumori gastrointestinali (stomaco, intestino, esofago) e tumori ematologici. Se per i primi due tipi, le possibili concause sono tante (basti pensare al rischio del fumo) sorprendente invece che l’ictus abbia una qualche attinenza con i tumori del sangue. E su questo dato, invece di trarre conclusioni affrettate, i ricercatori preferiscono aspettare ulteriori approfondimenti prima di esprimersi. Piuttosto, sfruttando il dato come chiave di prevenzione, viene da chiedersi, in accordo con alcuni dei commentatori che hanno preso parte al simposio francese, quale potrebbe essere la percentuale di pazienti più giovani a rischio nei prossimi anni, qualora la diagnosi precoce dell’ictus, specie del tipo ischemico, più prevedibile, farebbe la differenza. In Italia si calcola che gli eventi ictali siano 200 mila ogni anno, nell’80 % dei casi si tratta del primo episodio, nel restante 20% di una recidiva. Attualmente l’ictus è la terza causa di morte per malattia nel nostro Paese, dopo infarto e tumori.

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