Tra gli sport più praticati e ricreativi, il tennis ci consente di godere della compagnia di un avversario per giocare insieme a lui in tutte le stagioni dell’anno.Per quanto riguarda il cuore, è necessario un controllo medico prima di iniziare o di ricominciare a giocare, specialmente se le ultime volte che mettevamo il cuore sotto stress in un campo da tennis data ai tempi del liceo
Il tennis è uno sport che nasce in tempi antichi. Le prime testimonianze risalirebbero addirittura ai tempi dei Longobardi. Il suo nome lo si fa risalire a un match di pallacorda del 1325 tra fiorentini e i cugini d’Oltralpe: nella “Cronica di Firenze” redatta da Donato Velluti, tennis sarebbe una storpiatura del francese “tenez!”, ossia “prendetela!”
Il regolamento moderno sarà poi elaborato come per molti altri sport solo nella Belle Époque, a fine Ottocento.
Il tennis rimane ancora oggi uno degli sport più in voga, e riesce a coinvolgere non solo sportivi ma soprattutto una grande fascia di amatori. In Italia la Federazione di Tennis nasce nel 1910. Non è un caso che oggi esistano addirittura canali televisivi monotematici di questo sport. Tutti i veri tennisti, ma soprattutto i “leoni del weekend”, sognano un giorno di poter calcare i templi di questo sport, i cui nomi sacri sono scolpiti nell’immaginario di ogni appassionato della racchetta: Wimbledon, Roland Garros…
Non tutti i tennisti sanno però che prima di sognare il Grande Slam devono avere cura della propria salute psicofisica. Può capitare che, tornando a giocare dopo un lungo periodo d’inattività, si possa rimanere stanchi o acciaccati: è il segnale che la preparazione non è adeguata. Il tennis è uno sport che richiede grandi doti di agilità, forza gesto-specifica, precisione oculo-manuale: per riuscire a giocarlo dobbiamo dunque curare questi singoli aspetti e combinarli insieme per rendere la prestazione migliore e soprattutto più divertente.
Come preparatori, ci è richiesto il saper ricreare delle situazioni simili a quelle del campo, e come coach di saper guidare, più o meno percettibilmente, le scelte degli atleti sia in gara sia nella vita di tutti i giorni.
Uno degli aspetti che non può sfuggire nel corso della preparazione è l’evoluzione dei materiali: se racchette di un tempo erano realizzate con materiali “popolari” quali metallo o legno, oggi per favorire un gioco più rapido e spettacolare utilizziamo modelli in grafite, che uniscono la leggerezza a vibrazioni minori.
Anche il terreno di gioco, comporta sollecitazioni e torsioni differenti sugli arti dei nostri atleti. Un campo in erba richiede arti inferiori pronti alle accelerazioni, un campo di cemento vuole articolazioni pronte ad assorbire molto stress, uno in terra rossa braccia capaci di imprimere molta forza alla palla.
Non dimentichiamo anche l’aspetto di potenziamento dei muscoli della cuffia dei rotatori nonché di tutto l’arto superiore, che ci aiuterà a tenerci lontani dall’epicondilite, un’infiammazione che nasce da traumi ripetuti nel tempo di media alta intensità: altrimenti nota come “gomito del tennista”.
Ace (servizio vincente senza risposta da parte dell’avversario), smash (schiacciata), slice (colpo di taglio), volée (colpo volo): oltre al corpo dovremo preparare anche un dizionario!
Infine per quanto riguarda il cuore, non ci scordiamo mai di ripeterlo in queste righe, è necessario un controllo medico prima di iniziare o di ricominciare a giocare, specialmente se le ultime volte che mettevamo il cuore sotto stress in un campo da tennis data ai tempi del liceo. Il tennis assomiglia a un interval training: comporta momenti ad alta intensità e momenti di bassa, per cui il cuore dovrà essere molto elastico nell’alzare il suo “ritmo di gioco” quando la competizione lo richiede e altrettanto veloce nelle pause per riportarsi a un livello più basso per recuperare.
Sia che tengano alla nostra salute, che alla performance, sono sicuro che i nostri lettori adotteranno la migliore strategia d’allenamento per il loro prossimo match.
In bocca al lupo, e ancor più importante, buon divertimento.
(scritto con la collaborazione di Filippo Galantini)