Una scheda personalizzata in palestra? Sembra la scelta giusta. Chi la segue è convinto che il personal trainer gli abbia preparato degli esercizi su misura. Una convinzione che lo aiuta a ottenere risultati migliori di chi fa gli stessi esercizi senza che qualcuno glieli abbia prescritti prima. Si parla in questo caso di effetto placebo. Lo stesso che ci fa guarire dal mal di testa al solo pensiero di avere l’aspirina a portata di mano. Con qualcosa di materiale come un farmaco, l’effetto placebo è più facile da indagare. Con gli esercizi fisici, ci stanno provando. Finora nello sport il placebo era inteso come una data pratica fisica accompagnata da un certo integratore, da un tot di caffeina o di carboidrati. A queste ultime sostanze il compito di mimetizzarsi come sostanza attiva nel gruppo di intervento o come sostanza inerte, priva di principio attivo, placebo appunto, nel gruppo di controllo.
Nel caso di uno studio norvegese appena pubblicato, gruppo di intervento e di controllo non hanno dovuto divedersi niente, eccetto la consapevolezza di un programma calibrato per migliorare la forza fisica e la velocità nella corsa. A metà dei partecipanti è stato detto che avrebbero fatto alcune serie di esercizi per dieci settimane messi a punto in base ai risultati dei test da sforzo che gli sono stati fatti prima di iniziare, all’altra metà non è stato fatto e detto nulla del genere ma gli esercizi che hanno poi seguìto erano gli stessi. Le differenze più evidenti sono emerse negli squat fatti con il bilanciere. Nel gruppo di intervento, la maggior parte dei partecipanti è riuscita a sollevare più peso con le gambe e a fare una ripetizione massimale in più a ogni serie. Gli autori, dei ricercatori del Dipartimento di Scienza, Educazione Motoria e Sport dell’Università di Agder, Norvegia, sono anche del parere che il test sportivo possa aver impattato sul risultato in quanto tale. Nel senso che il gruppo di intervento s’è sentito pungolato nell’orgoglio di fare del proprio meglio, visto che c’erano dei medici dotati di strumentazione ad hoc che hanno misurato le loro prestazioni in termini di performance sportive e di impatto sui muscoli prima e dopo il test.
In cosa consistevano le prove sportive? I classici esercizi che si fanno in palestra per allenare la forza e la velocità di esecuzione. Alle serie di squat con il bilanciere sono seguite quelle di sprint nella corsa (prima 10 e poi 20 m), poi di salti con ricaduta su glutei e quadricipiti, e di esercizi di potenza per le gambe fatti con l’ausilio di macchine isotoniche come la leg press machine, tutte cose che chi ha frequentato una palestra conosce bene e che magari non crede efficaci più di tanto. Ma, a quanto pare, i risultati migliori non li dà la macchina in sé, per la qual cosa, forse, una macchina vale l’altra, ma il programma personalizzato con cui ci si accinge a fare agli esercizi, in aggiunta alla consapevolezza che di essere in procinto di testare i propri limiti. Ecco, forse il risultato più spendibile che questo studio pilota norvegese ci consegna perquando noi comuni mortali varchiamo la soglia di una palestra. La cosa da farsi è rivolgersi presto al personal trainer per avere un programma su misura nel quale i nostri obiettivi quanto a prestazioni e i benefici in termini di risultati fisici siano tuttavia contemplati. Magari in corso d’opera dovremmo abbozzare per più di una soluzione di compromesso, in quanto l’età o qualche infortunio non permettono di fare tutto come fossimo sempre dei venticinquenni in piena salute. L’importante è che il senso del limite non ci abbandoni mai, riuscendo a farlo agire sempre preventivamente, prima cioè che capiti un infortunio. Per farlo, è bene avere come interlocutore un personal trainer preparto che all’occorrenza sappia suggerci cosa è più specifico per noi, se del caso sentendo o risentendo il parere di un medico.
Ora che l’attività fisica come prassi quotidiana viene riconosciuta come un’arma imprescindibile per la prevenzione, non avrebbe senso farla regredire e tornare indietro come un boomerang a causa di un atteggiamento incurante dei pericoli.
Fare attività fisica fa bene al cuore, previene un sacco di malattie croniche, alcuni tumori e se combinata con un’alimentazione bilanciata è in grado di restituirci una forma fisica adeguata, di cui possiamo andare fieri. In base allo studio di cui sopra, sappiamo che a creare delle aspettative per noi e per gli altri dalle nostre performance sportive può essere la chiave giusta per rinsaldarci nella convinzione che fare attività fisica è sempre la scelta giusta. Proprio come placebo in grado di agire come una medicina.
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