Come reagiscono il cuore e l’apparato vascolare in chi ha abitudini sessuali molto forti? Stiamo parlando di una categoria di persone specifiche, gli schiavi del sesso costretti a una pratica sessuale compulsiva, senza più controllo completo da parte della volontà. Una categoria di persone tutt’altro che trascurabile. Le stime indicano che in Italia sono il 6 per cento della popolazione
La regola sarebbe che se riesci a fare due rampe di scale senza affanno non corri rischi per fare sesso, anche dopo l’infarto. Pare infatti che il dispendio energetico del cuore all’atto pratico sia piuttosto blando quando ci si trova a letto accanto a un’altra persona. Uno sforzo paragonabile a due rampe di scale, appunto. Questo delle scale è l’esempio più in voga fra i cardiologi per spronare i pazienti nel post infarto a riprendersi in mano la propria vita anche nella pratica sessuale, per imparare a vincere la paura che li paralizza ingiustamente se non sono subentrate complicazioni particolari. Tutt’al più, a scopo precauzionale, il consiglio è di non andarsi a cercar rogne infilandosi nel letto sbagliato. Questo perché lo stress emotivo del sesso vissuto come avventura, con tutti i “batticuore” connessi, è ineludibile, pertanto avere delle relazioni extra coniugali può essere troppo pericoloso per chi ha avuto seri problemi cardiaci come un infartuato. I rischi aumentano – ma anche per le persone che non hanno mai avuto problemi cerebro-vascolari o cardiaci – se si fa uso e abuso di sostanze eccitanti. Dal fumo alla cocaina, passando per alcol ed eccessi alimentari. Tutti fattori che fanno aumentare il battito e la velocità di contrazione del muscolo cardiaco insieme a un innalzamento della pressione arteriosa.
Discorso sensibilmente diverso se sei un sex addicted. Con questo termine ci si riferisce a una persona che ha sviluppato un bisogno compulsivo di fare sesso, sia con partner reali che virtuali. Il comportamento in oggetto “non è ancora rientrato ufficialmente nel Manuale Diagnostico e Statistico degli psichiatri”, ci racconta Giuliana Proietti, psicoterapeuta e sessuologa, responsabile del sito www.psicolinea. it, iscritta all’Albo degli psicologi del Lazio. “La task force che si è occupata della revisione e dell’aggiornamento del manuale ha ritenuto che non vi fosse una sufficiente evidenza empirica per considerare gli eccessi sessuali come una vera e propria dipendenza. Si tratterebbe piuttosto di idee e comportamenti che si basano su pensieri ossessivi-compulsivi e monomaniacali, come potrebbero essere ad esempio i disturbi alimentari, in particolare la bulimia. Si era in un primo tempo pensato di inserire nel DSM la nuova categoria di disturbi da ipersessualità, con inclusione anche di comportamenti normalmente denominati sex addiction, ma alla fine non se ne è fatto più nulla.”. In attesa che si faccia chiarezza nelle definizioni, vale la pena ricordare che il sex addicted è un individuo alla ricerca continua di occasioni per dare sfogo ai propri istinti, sicché partner occasionali e sesso a pagamento per lui o per lei sono la regola. Oppure c’è chi fra i sex addict preferisce l’approccio più distaccato sul piano fisico per rivolgere le proprie attenzioni alle chat line. Nell’un caso e nell’altro con un copioso ricorso a materiale pornografico. Non mancano persone che tendono a un equilibrio perverso dei due comportamenti, sesso reale e virtuale perché tutto fa brodo quando il bisogno di affetto si riproduce in maniera così svincolata dai sentimenti. Tutto ciò senza che lo stato di cuore e arterie, così come la presenza dei classici fattori di rischio, quali valori lipidici oltre le soglie di guardia e obesità, ipertensione e diabete, tabagismo e consumo di alcolici o, peggio ancora, sostanze psicotrope, siano ancora diventati la preoccupazione di qualcuno, forse nemmeno dei diretti interessati. Eppure il mondo del fai-da-te per il ricorso a stimolatori artificiali a garanzia dell’erezione nell’uomo, è stato più volte denunciato da sessuologi e cardiologi. Questi farmaci sono innocui solo se prescritti dietro controllo medico. Di pe sé migliorano il flusso e la pressione sanguigna del pene, garantendo un’erezione più significativa e duratura. Effetti collaterali negativi si manifestano se si associano ad altri vasodilatatori, per esempio ai nitrati presenti in alcuni farmaci per la pressione. “Sull’uso del Viagra e consimili nei cardiopatici consapevoli – afferma Riccardo Sarzani, professore associato in Medicina Interna e responsabile del Centro Ipertensione e Malattie Cardiovascolari di Ancona – esistono documenti ufficiali che ne certificano la sicurezza eccetto che in associazione ai nitrati. Questo è un punto importante perché molti cardiopatici non sanno nemmeno di esserlo e alcuni muoiono al primo infarto…”
Detto questo, Internet resta un grosso mercato libero dove ordinare senza controllo Viagra, Levitra e Cialis pare sia una pratica molto in voga. Non sappiamo se e come avvenga, ma se un sex addict è anche, poniamo il caso, un iperteso, il bisogno continuo di sesso e magari il ricorso fai-da-te a coadiuvanti come quelli appena menzionati possono innescare un miscela esplosiva che non perdona. “L’ipertensione arteriosa è il primo fattore di rischio per mortalità mondiale, come ben sa che chi ha un aumentato rischio cardiovascolare globale (un composito formato dalla presenza di ipertensione, fumo, ipercolesterolemia, diabete, ridotta funzione renale e altro) e pertanto è a rischio maggiore di morte improvvisa (in genere su base cardiovascolare-cardiaca) e di eventi cardiovascolari acuti, ad esempio infarto miocardico e ictus.” sostiene il professor Sarzani, che aggiunge: “Tuttavia, riguardo al rapporto tra ipertensione arteriosa e sex addicted non vi son dati in letteratura e data la prevalenza dell’ipertensione ogni associazione potrebbe esser spuria”. Sarà, ma se le stime dicono che milioni di individui sono ipertesi, altrettanti fumano o bevono e via discorrendo, forse è bene chiedersi qualcosa in più a riguardo della salute cardiovascolare dell’eventuale sex addicted. Qualcuno dei soggetti dipendenti da sesso in Italia, stimati essere il 6 % della popolazione, sarà iperteso di sicuro o avrà il colesterolo alto? Diciamo che è molto probabile.
Il binomio sesso e cuore è stato indagato ben prima che si iniziasse a parlare di sex addiction. Il termine inglese non deve trarre in inganno, il nome di questa dipendenza è nuovo ma la pratica è vecchia. Le attenzioni che stampa e cinema stanno dedicando al fenomeno sono solo riedizioni di cose già viste. E’ noto a molti, se non a tutti, che erotomani e ninfomani esistono fin dalla notte dei tempi, e che ci sono fior di personaggi che la storia o la letteratura si sono incaricate di consegnarci, come Casanova e Messalina. Di recente, l’interesse è stato rinverdito e attualizzato da due film di successo. L’uno “Shame” (2011), diretto dal regista inglese Steve McQueen, l’altro “Nymphomaniac” (2013), del cineasta danese Lars Von Trier. Sulla scia di questi film sono apparsi servizi giornalistici che hanno raccontato di sex addicted pescati nel mondo di oggi, fra le persone comuni, dopo l’ubriacatura mediatica sulla scorta del celebre sex addicted, ovvero il noto uomo politico francese Dominique Strauss-Kahn, inchiodato a processo da una delle sue vittime, la cameriera che l’ha denunciato per violenza sessuale (vicenda peraltro diventata anch’essa un film (“Welcome to New York”, presentato a Cannes a maggio di quest’anno), per la regia di Abel Ferrara e interpretato da Gerard Depardieu).
Dicevamo di quando tra sesso e cuore si instaura un rapporto a rischio. Uno dei casi più noti è quello dell’angina da coito, “che riflette uno squilibrio fra domanda e apporto di ossigeno al cuore”, spiega Vincenzo Siragusa, specialista in malattie cardiovascolare presso l’Ospedale Civile di Palermo. “La domanda può aumentare per l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa conseguente all’atto sessuale, l’apporto può diminuire, ad esempio, per rottura di una placca coronarica e conseguente ostruzione del flusso del sangue”.
C’è un articolo apparso su Jama, un’importante rivista medico scientifica americana di rilevanza internazionale, che riporta i risultati di una meta-analisi che ha indagato l’associazione fra eventi cardiovascolari acuti (ictus, infarto, morte improvvisa) e attività sportiva e sessuale. Le conclusioni sono che vi è un incremento del rischio fra chi fa sport o sesso saltuariamente, a dimostrazione che una vita sedentaria e un’attività sessuale blanda (stiamo parlando di una media che non supera un’ora a settimana) fanno aumentare il rischio per le malattie suddette. Forse per la ricerca cardiovascolare calcolare il rischio specifico nelle persone che – a differenza dei soggetti presi in esame in questo studio – hanno un’attività sessuale senza controllo emotivo e comportamentale non sarà mai un dato estrapolabile a livello scientifico. Nel senso che troppi sono i fattori di rischio che entrerebbero in gioco fino a intorbidire le acque e che renderebbero ogni caso clinico di difficile decifrazione. O forse parlare di questi disturbi è secondario per i sex addicted, essendo altre le priorità, comprese quelle sanitarie derivanti da una sessualità praticata all’insegna della promiscuità. “I comportamenti generalmente osservati nelle dipendenze sessuali – dice la dottoressa Proietti – sono: autoerotismo compulsivo, sesso occasionale con partner anonimi, utilizzo di materiale pornografico e sesso virtuale via pc, rapporti sessuali non protetti, rapporti con persone dedite alla prostituzione, esibizionismo, ricerca continua di nuovi partner, voyerismo e pedofilia”. Crediamo anche noi che la cura di questa patologia risieda altrove rispetto alle malattie cardiovascolari. “L’obbiettivo primario è quello di ri-orientare la sessualità in modo che produca effetti positivi per la propria vita e per il proprio benessere (e non il contrario)”.
Tuttavia dare più importanza alle reazioni del sistema cardiaco, pressorio e cerebro-vascolare in presenza di iperattività sessuale, sarebbe un elemento in più che potrebbe agire da deterrente e indurre il soggetto ad andare dal medico con maggior consapevolezza di avere un problema da risolvere.