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Il calo di pressione dopo lo sforzo fisico prolungato, per esempio dopo aver fatto attività sportiva sotto il sole in una calda giornata di luglio, può spiegare una sincope improvvisa a sera. Si sviene dopo un brusco movimento, apparentemente innocuo, fatto tante di quelle volte al giorno che si fatica a farsene una ragione. Caratteristico in queste circostanze è il calo di pressione arteriosa che si qualifica come ipotensione ortostatica, ovvero da condizione posturale (eretta), se la sistolica ha una rapida diminuzione di 20 mm/Hg e la diastolica di 10 mm/Hg almeno. Il bello è che l’ipotensione ortostatica può occorrere anche a chi sta seguendo una terapia antipertensiva, anche se è l’accidentalità del momento che fa la differenza. Possono provocarla un pasto pesante o un consumo di alcol eccessivo, oltre che uno sforzo fisico troppo gravoso in condizioni climatiche inidonee. Non solo, a volte è innescata da un conflitto di farmaci, cosa che capita più di frequente negli anziani affetti da svariate patologie, sottoponendoli al rischio di cadute.

Meccanicamente accade che nelle vene delle gambe e del tronco siforma un accumulo di sangue (detto “sequestro venoso”), che fatica a risalire a causa dello stress gravitazionale imposto dalla posizione eretta. Un ritorno venoso più lento riduce la gittata cardiaca e quindi la pressione arteriosa. In condizioni di normalità, le variazioni della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca durante la stazione eretta sono minime e transitorie e i sintomi non si verificano.

Ciò detto, quello che può dirsi sicuro, è che la terapia ipertensiva non è una causa diretta dell’ipotensione ortostica, se non come fattore concomitante, ovvero lo è se si manifesta insieme ad altre circostanze indiziarie. È quello che si evince da uno studio apparso di recente sulla rivista «Hypertension» nel quale i ricercatori hanno utilizzato i dati dello studio Syst-Eur (ipertensione sistolica in Europa) per capire quale fosse l’impatto dell’OH nei soggetti sottoposti alla misurazione della pressione arteriosa da tre prospettive diverse di misurazione: da seduti dopo essere stati supini, in piedi dopo essere stati seduti e in piedi dopo essere stati supini. Il confronto con il gruppo di controllo è stato fatto con i soggetti sottoposti alle medesime valutazioni pressorie ma che assumevano un placebo al posto della terapia antipertensiva. Tra i 4˙695 partecipanti (età media, 70,2±6,7 anni di cui 66,9% donne) a fronte di 42˙636 misurazioni della PA, l’ipotensione ortostatica è presente nel 4,9% delle misurazioni con posizione supina-seduta, 7,9% con posizione seduta-eretta e 11,4% da supino a in piedi, rispettivamente. Rispetto al placebo, il trattamento pressione arteriosa non ha aumentato l’ipotensione ortostatica in nessuna tipologia di misurazione. In conclusione, l’ipotensione ortostatica non è da considerarsi una giusta causa per interrompere o diminuire la terapia antipertensiva.

Particolarmente insidiosa l’ipotensione ortostatica lo è negli anziani e nei pazienti allettati. Per evitare il rischio di cadute, nelle case di riposo i pazienti, specie quelli che trascorrono lunga parte della giornata a letto o in poltrona, sono fatti alzare lentamente dalle rispettive sedi. Devono altresì evitare la stazione eretta prolungata e dormire con la testiera del letto sollevata può alleviare i sintomi favorendo la ritenzione di sodio e riducendo la diuresi notturna. In tutti gli altri, l’esercizio regolare, di intensità moderata, migliora il tono vascolare e riduce il sequestro venoso da parte degli arti inferiori.

Senza contare che il ridotto ritorno ematico al cuore incrementa il rischio di subire un infarto cardiaco, mentre episodi ripetuti sembrano influire negativamente anche sulla salute del cervello. Non a caso, l’ipotensione ortostatica è un fattore di rischio per ictus, malattia cardiovascolare e morte prematura.

 In genere, mettendosi a sedere o sdraiandosi dopo un episodio di ipotensione ortostatica, si assiste a una rapida risoluzione dei sintomi e al recupero dei normali valori pressori.

Nei casi più gravi, oltre alla cura della patologia di base, possono rivelarsi utili specifici farmaci per il trattamento dell’ipotensione ortostatica.

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