Bere più di tre tazze di caffè al giorno è collegato a un declino cognitivo più rapido nel tempo, suggeriscono i risultati di un ampio studio presentato alla Conferenza internazionale sull’Alzheimer (AAIC) 2024. I ricercatori hanno esaminato l’impatto di diverse quantità di caffè e tè sull’intelligenza fluida, definita come un insieme di funzioni cognitive, tra le quali spiccano il ragionamento astratto, il discorrere in base a dei modelli teorici e il pensiero logico. Questo nuovo studio ha incluso 8451 adulti cognitivamente sani, per lo più femmine (60%) e bianchi (97%) di età superiore ai 60 anni (età media, 67,8 anni) iscritti alla UK Biobank, un database contenente informazioni genetiche e sanitarie approfondite su circa mezzo milione di persone del Regno Unito.
I ricercatori hanno suddiviso il consumo di caffè e tè in tre ambiti: consumo alto, moderato e nullo. Per il consumo giornaliero di caffè, il 18% ha dichiarato di bere quattro o più tazze (consumo elevato); il 58% ha riferito di bere da una a tre tazze (consumo moderato); e il 25% ha riferito di non bere mai caffè. Per il consumo giornaliero di tè, il 47% ha riferito di bere quattro o più tazze (consumo elevato); il 38% ha riferito di bere da una a tre tazze (consumo moderato); e il 15% ha riferito di non bere mai tè.
Lo studio ha valutato la funzione cognitiva a inizio studio e dopo almeno due visite aggiuntive. Rispetto all’elevato consumo di caffè (quattro o più tazze al giorno), le persone che non hanno mai consumato caffè e quelli con consumo moderato, hanno avuto un declino più lento dell’intelligenza fluida dopo una media di 8,83 anni di follow-up. Per il tè, lo schema è opposto. Le persone che non hanno mai bevuto tè hanno avuto un calo maggiore dell’intelligenza fluida rispetto a quelle che ne hanno avuto un consumo moderato.
Una limitazione dello studio è il possibile bias nella certificazione dell’assunzione delle bevande, perché il consumo di caffè e tè è stato auto-riferito.
Ciò detto,il caffè è una delle bevande più consumate in tutto il mondo. I chicchi contengono una serie di composti bioattivi, tra cui la caffeina, i polifenoli e piccole quantità di vitamine e minerali.
Nel suo libro sul caffè (Piante che cambiano la mente, Adelphi 2019), Micheal Pollan, il noto scrittore, saggista e docente di giornalismo (Science and Environmental Journalism) alla UC Berkeley University della California, tesse le lodi di questa bevanda, non prima di aver sperimentato a sue spese cosa comporta il privarsene completamente per un tempo circoscritto. Nel caso del caffè, poiché la bevanda rientrava tra le abitudini quotidiane, la sperimentazione è diventata sinonimo di privazione. Nei due mesi di astinenza autoindotta, Pollan ha descritto i forti cali dell’attenzione e la mancanza di energia che ha avuto nell’affrontare la routine quotidiana. E ancora, senso di affaticamento, debolezza, sonnolenza, difficoltà di concentrazione sul lavoro. In aggiunta a depressione, ansietà, irritabilità e muscoli tesi. Infine, tremore, nausea e vomito. Questi sono i sintomi che il libro di Pollan racconta in caso di astinenza da caffeina, o anche solo di riduzione sensibile della dose giornaliera.
A corredo della decisione di elogiare il caffè, Pollan cita la letteratura scientifica in materia, lasciando intendere che la sua posizione benevola è corroborata da quanto ha appreso dagli studi scientifici che ha avuto modo di consultare. Per esempio, da uno studio di revisione degli aggiornamenti clinici sull’associazione tra consumo di caffè e malattie cardiovascolari (CVD), è emerso che il consumo moderato di caffè porta a una diminuzione della mortalità per tutte le cause correlate a malattie cardiovascolari, nonché a una diminuzione dell’ipertensione, del colesterolo, dell’insufficienza cardiaca e della fibrillazione atriale. Inoltre, i ricercatori non hanno trovato alcuna relazione coerente tra il consumo di caffè e il rischio di sviluppare malattie coronariche. Pertanto la loro conclusione è stata che i risultati più favorevoli per la salute cardiovascolare sono associati al consumo moderato di caffè, sebbene una definizione di tale modica quantità non trovi tutti d’accordo.