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Fa riflettere un ampio studio pubblicato sulla rivista «Nature Medicine» che è andato a paragonare la salute cardiovascolare di 150 mila pazienti guariti dal Covid-19 con quella di oltre 5 milioni di soggetti sani. Le persone guarite da Sars-Cov-2 hanno un aumentato rischio di sviluppare patologie cardiovascolari anche se hanno meno di 65 anni e non sono gravati da fattori di rischio quali diabete e obesità. Secondo questo studio, i guariti Covid hanno un 52% di probabilità in più di patire un ictus e anche il loro rischio di scompenso cardiaco sale del 72%.
In Italia, cosa si può fare di fronte a questi dati? Le evidenze non devono creare inutile allarmismo, ma imporre una seria riflessione e un piano preciso di azione. È fondamentale salvaguardare la rete dell’emergenza cardiologica, eliminare le disparità fra gli standard di assistenza forniti dalle diverse regioni italiane e rinnovare le infrastrutture dei grandi ospedali. “Missione Salute” è la sesta area di intervento prevista dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR, finanziato grazie al programma dell’Unione europea “Next Generation Europe”. Il PNRR ha destinato a “Missione Salute” 15,63 miliardi di euro, pari all’8,16% dell’importo totale, per sostenere importanti riforme e investimenti a beneficio del Servizio sanitario nazionale, da realizzare entro il 2026. Questi soldi non verranno spesi solo per l’acquisto di nuove attrezzature, ma anche per formare il personale in servizio e per intercettare i bisogni dei diversi territori.
Se andiamo ad analizzare i motivi dietro all’impennata di casi di patologie cardiovascolari, non si possono dimenticare i livelli di assistenza insoddisfacenti. Secondo una recente indagine condotta dalla Società Italiana di Cardiologia (SIC) in 45 ospedali, tra 2021 e 2022, il 68% dei centri ha ridotto i ricoveri programmati dei pazienti cardiopatici, il 50% ha diminuito l’offerta degli esami diagnostici e il 45% ha tagliato le visite ambulatoriali. Il 22% ha dovuto addirittura ridurre i posti letto in terapia intensiva cardiologica (UTIC), mentre il 18% degli ospedali ha diminuito il personale medico in UTIC e il 13% quello infermieristico. Inoltre, i ricoveri ospedalieri di emergenza per infarti e ictus si sono dimezzati: l’assistenza non è stata pronta e i ritardi hanno portato molti a morire in casa e altri a sopravvivere male, con gravi danni al cuore e al cervello. I numeri testimoniano anche una drastica riduzione nel numero delle angioplastiche coronariche effettuate e nell’impiantistica di pacemaker, defibrillatori e ablazioni. Si registra, infine, una riduzione nell’esecuzione di elettrocardiogrammi, ecocardiografie e test da sforzo. Bisogna porre rimedio a questa situazione, abbattendo le differenze regionali: è inevitabile in un Paese nel quale le malattie cardiovascolari rappresentano il 44% di tutti i decessi e la cardiopatia ischemica è la principale causa di morte (28%). Dati destinati a peggiorare in mancanza di investimenti anche nella prevenzione. C’è stato un sensibile peggioramento nello stile di vita: basti pensare che nel 2021, si sono registrati oltre un milione di fumatori in più rispetto al passato e il 44% dei cittadini è aumentato di peso. Inoltre, incrementi del 23,6% fra i maschi e del 9,7% delle femmine nel consumo eccessivo di alcol. Le nuove linee guida sulla prevenzione cardiovascolare nella pratica clinica, pubblicate sull’«European Heart Journal» e presentate al congresso della Società europea di cardiologia (ESC 2021), ricordano che esercizio fisico e dieta sana rappresentano i cardini della prevenzione cardiovascolare.
Altre misure raccomandate sono una maggiore disponibilità di spazi per parchi giochi e strutture sportive nelle scuole, una legislazione che limiti la promozione commerciale di alimenti non salutari per i bambini in televisione, on line e sui social media. Le sigarette elettroniche, che possono creare dipendenza, dovrebbero essere soggette a controlli di marketing simili alle sigarette standard, in particolare le varietà aromatizzate accessibili anche agli adolescenti. Un cuore in salute, infine, non può prescindere dal benessere psicologico. Ecco perché in queste linee guida si sottolinea come i disturbi dell’umore e l’ansia siano associati ad un aumentato rischio di malattia cardiovascolare e a una prognosi peggiore per chi ha una malattia di cuore già diagnosticata. La raccomandazione è quella di fornire un supporto maggiore ai pazienti con queste condizioni, per migliorare l’aderenza ai cambiamenti dello stile di vita e al trattamento farmacologico.

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