Read Time:3 Minute, 44 Second

Gli studi suggeriscono che quando il processo di produzione di cellule ematiche va in tilt, come nel caso di ematopoiesi clonale a potenziale indeterminato (CHIP) in presenza di inquinanti, ad aumentare è il rischio di neoplasie ematologiche e di malattie cardiovascolari, compreso l’ictus. Il CHIP è un mutageno ambientale acclarato del radon. Finora sono pochi studi che hanno indagato i possibili fattori di rischio ambientale fra CHIP e radon, più che altro per la scarsa frequenza a fare il test del radon allo scopo di rilevare la presenza di questo gas negli ambienti indoor. Il radon è un gas radioattivo naturale prodotto quando i metalli come l’uranio o il radio si decompongono nelle rocce e nel suolo. È una causa assodata di cancro ai polmoni. In base alle stime dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia si parla di oltre 3000 casi di tumore polmonare ogni anno. L’inalazione di particelle radioattive emesse dal gas radon può danneggiare il tessuto polmonare, causando mutazioni cellulari come il CHIP e aumentando il rischio di sviluppare la malattia. Secondo le valutazioni dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro(IARC), il radon è classificato come cancerogeno di classe 1, ovvero un agente altamente neoplastico per l’uomo. Le zone con concentrazioni più elevate sono quelle interessate dalla presenza di rocce con maggiori quantità di uranio. Il tufo, ad esempio, è una di queste. L’acqua è un efficiente agente trasportatore del radon trasudato dalla composizione rocciosa del sottosuolo e immesso nelle case attraverso i sistemi di drenaggio idraulici e fognari.

Un nuovo studio apparso sulla rivista «Neurology» ha indagato la presenza di radon nelle abitazioni monitorando oltre 10 mila donne ultrasessantenni la metà delle quali è stata colpita da ischemia cerebrale o ictus. Scopo di questo studio era di stimare il rischio di CHIP correlato al radon nelle abitazioni. A questo scopo le partecipanti sono state suddivise in base alla classificazione che la loro contea ha in rapporto alla presenza di radon negli ambienti interni secondo le stime vigenti nei vari Stati. Così facendo le partecipanti sono state suddivise in tre gruppi. Il primo gruppo, quello delle residenti nelle aree dove le concentrazioni medie di radon sono superiori a quattro pCi/L. Il secondo gruppo, quello delle aree con concentrazioni medie comprese tra due e quattro pCi/L. Il terzo gruppo, quello delle aree con la concentrazione di radon più basse, inferiori a due pCi/L. I ricercatori si sono affidati a test genetici per determinare quali pazienti erano positive alle mutazioni tipiche del CHIP. I ricercatori hanno così scoperto che il 9,0% delle partecipanti del primo gruppo, che vivevano nelle aree con la più alta concentrazione di radon, erano positive al CHIP, rispetto all’8,4% di quelle che vivevano nelle aree a media concentrazione e al 7,7% di quelle che vivevano nelle aree  con le concentrazioni più basse.

Dopo aver tenuto conto di fattori quali età, istruzione, razza ed etnia, i ricercatori hanno riscontrato che le partecipanti con ictus ischemico residenti nelle aree con le concentrazioni più elevate di radon avevano un rischio aumentato del 46% di CHIP, mentre le residenti in aree con concentrazioni medie avevano un rischio maggiore del 39% rispetto a quelle con casa nelle zone con la più bassa concentrazione di radon.

«Anche se i risultati non supportano un’associazione tra radon e CHIP tra le partecipanti donne in generale, suggeriscono un’associazione tra radon e CHIP tra i pazienti con ictus ischemico – ha commentato uno dei ricercatori – il motivo di questa associazione deve ancora essere confermato. Sono necessari studi futuri esplorare ulteriormente i possibili collegamenti tra esposizione al radon e ictus, in particolare perché gli sforzi attuali di screening e prevenzione per il radon sono tutti concentrati solo sul cancro ai polmoni».

Secondo l’OMS il radon è la maggiore causa di tumore polmonare dopo il fumo. Non esiste dose soglia, maggiore è l’esposizione (tempo x concentrazione) maggiore è la probabilità di insorgenza della patologia.

Il nostro Paese si sta adeguando alle direttive europee. L’Italia è impegnata sul fronte radon con lo stanziamento di un fondo da90 milioni (spalmato negli anni dal 2023 al 2031) per finanziare interventi di riduzione e di prevenzione del radon indoor e un altro da 30 milioni(distribuiti tra il 2023 e il 2025) per avviare il piano nazionale d’azione previsto dalla direttiva 2013/59/Euratom che stabilisce norme di sicurezza per la protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti.

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

AlphaOmega Captcha Classica  –  Enter Security Code