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Vi ricordate quando ha avuto inizio la campagna di contrasto al Covid-19 grazie alla disponibilità dei vaccini Pfizer e Moderna? Era la primavera del 2021 e contestualmente si disquisiva di miocardite e pericardite. La domanda incombente era se queste infiammazioni del tessuto che rivestono, rispettivamente, il cuore il muscolo cardiaco fossero una conseguenza della tecnologia a rMNA messaggero alla base di questi nuovi vaccini. Ebbene, a distanza di quasi due anni, su «Lancet» è uscito un articolo in base al quale la probabilità che ciò avvenga è dello 0,003%. E questo grazie a uno studio che ha riscontrato le diagnosi di miocardite e pericardite e che la FDA americana ha patrocinato per verificare l’andamento negli USA dei singoli casi spiccioli diagnosticati nei Paesi che per primi, fra la primavera e l’estate 2021, hanno avviato le campagne di vaccinazione ricorrendo ai vaccini di cui sopra. Si tratta di uno studio retrospettivo che ha analizzato circa 15 milioni di soggetti americani d’età compresa fra 18 e 64 anni, verificando l’incidenza di queste affezioni cardiovascolari fra chi ha ricevuto almeno una dose di vaccino durante il primo anno di copertura vaccinale, da giugno 2021 fino a oggi. Ebbene, fra questa enorme coorte di soggetti, solo 411 hanno evidenziato affezioni da miocardite pericardite o entrambe a una settimana dal vaccino. In particolare, per quanto rara, s’è vista una frequenza maggiore di casi fra gli uomini d’età inferiore ai quarant’anni.
Più precisamente, un totale di 411 eventi di miocardite o pericardite, o entrambi, sono stati osservati su 15˙148˙369 persone di età 18-64 anni che hanno ricevuto 16˙912˙716 dosi di Pfizer e 10˙631˙554 dosi di Moderna. Tra gli uomini d’età compresa fra 18–25 anni, il tasso di incidenza cumulativo era più alto dopo la seconda dose, pari a 1,71 ogni 100 mila persone per Pfizer e 2,17 ogni 100 mila persone per Moderna.  Non solo, confrontando le affezioni di miocarditi e pericarditi fra i vaccinati con quelle previste prima dello scoppio della pandemia in base a proiezioni statistiche, è emerso che la vaccinazione ha ridotto il rischio di sviluppare una miocardite o una pericardite in seguito a infezioni virali o batteriche, alle quali la malattia da Covid-19 appartiene. Un altro dato che i ricercatori americani hanno cercato di mettere a nudo era se fra i due vaccini vi fosse qualche differenza in merito alle due patologie cardiache considerate. Il confronto in atto non ha evidenziato nessuna differenza statisticamente significativa, tuttavia non si può ancora escludere che un qualche esito differente fra i due vaccini possa esistere.
Il pericardio è una membrana di due strati che riveste e protegge il cuore. Fra questi due strati è presente un piccola quantità di liquido che serve a evitare l’attrito con il muscolo cardiaco. La pericardite si verifica quando i due strati di tessuto s’infiammano e il liquido non è in grado di lubrificare le parti in contatto. Il dolore toracico si genera a causa di questo attrito. Oltre alle infezioni virali e batteriche, a scatenare la pericardite possono subentrare malattie conclamate, dall’infarto ai tumori, dall’insufficienza renale alla tubercolosi, al virus dell’AIDS. Oppure la causa è da porre in relazione a interventi chirurgici nel distretto del cuore, o ancora, all’effetto di alcuni farmaci specifici usati per curare le convulsioni, ai farmaci anticoagulanti e ai farmaci specifici per tenere sotto controllo le aritmie: tutte evenienze, queste ultime, che però sono meno frequenti.
Buona parte della massa cardiaca è costituita da un tessuto muscolare striato, chiamato miocardio. La miocardite è un’infiammazione di questo muscolo. La miocardite può presentarsi in modo molto variabile, così pure può avere evoluzioni molto diverse: è possibile una guarigione completa o, a volte, può compromettere la funzionalità cardiaca. Per questo la prognosi è estremamente variabile. La miocardite può associarsi a una pericardire se l’infiammazione coinvolge anche il pericardio.
«I risultati dei nostri studi, insieme al profilo rischio-beneficio, continuano a supportare vaccinazione utilizzando uno dei due vaccini mRNA», le conclusioni degli autori dello studio citato, a ricordarci che vaccinandoci abbiamo fatto (e faremo) solo bene.

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