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di Italo Richichi

L’effetto Expo 2015 ha evidenziato l’attenzione e l’interesse crescente nei confronti della Dieta Mediterranea, aprendo gli occhi ai mass media sull’enorme vantaggio della prevenzione delle malattie cardiovascolari, neoplastiche e dismetaboliche insito in questa dieta millenaria

Nella storia della Dieta Mediterranea prevale il percorso spontaneo e soprattutto naturale. Esso viene inseguito e intercettato da abitudini, tradizioni e comportamenti genuini e semplici. Tutto si sviluppa con il tempo e nel tempo. Questo modello di alimentazione non nasce in laboratorio, nelle scuole, nei salotti, nei centri culturali o sociali del mondo. Si avvia lontano dalla cucina dei ricchi e dei potenti, nelle case della povera gente. Le varie componenti strutturali verranno recuperate e inserite durante i secoli. Si inizia già con la mitologia greco-romana dove il vino veniva considerato il nettare degli dei. Si aggiunge il pilastro dell’olio di oliva e dei cereali (grano) e quindi dei legumi. Infine la frutta, la verdura e le erbe fino ad arricchire e completare il paniere dell’attuale dieta, in vigore all’interno del bacino del Mediterraneo. Un ruolo fondamentale è stato svolto dal grande ricercatore americano Ancel Keys, che ne ha rivelato e definito l’esistenza con lo studio dei Sette Paesi negli anni ’50-’70. Realizzando il grande Seven Countries Study, Keys ha definito il tipo, la qualità, il territorio e le finalità di questa dieta.
Obiettivo di Keys era di capire perché in Italia, soprattutto nel Meridione, le neoplasie e le malattie cardiovascolari avessero un’incidenza molto bassa mentre in America, Giappone e Nord Europa fossero le più alte al mondo. Questa ricerca ha dedotto che la grande differenza dipendeva soprattutto dai tipi di grasso consumato: olio di oliva nei Paesi affacciati al Mediterraneo contro i grassi di origine animale nel resto del mondo. Non a caso, la DM svolge una funzione di enorme importanza nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, tumorali e degenerative. Dal che si sviluppa l’importanza dell’alimentazione sui processi vitali e patologici. Da Keys in poi gli studi sulla DM si sono succeduti in tutto il mondo evidenziando risultati sorprendenti e imprevedibili sulla durata e qualità della vita. Si capiscono le motivazioni anticipate 2500 anni fa da Ippocrate che considerava i cibi una medicina. Ma questo obiettivo non verrà, in realtà, mai preso in considerazione se non in tempi recenti. Di fatto si è affermato il valore dell’alimentazione non verso la salute ma verso il gusto. La cucina privilegiò sempre il gusto, il sapore, la vista (estetica del piatto), indirizzando verso lo sviluppo del piacere, verso la raffinatezza, la piacevolezza del mangiare, producendo e orientando la grande richiesta del mercato verso l’utilizzo dei cibi della DM. Scomparve così ogni riguardo verso l’alimentazione salutistica a favore di una promozione del benessere inteso solo come comodità, rapidità di consumo e sovrappeso, che di fatto aggravò le malattie mortali derivanti dalle cattive abitudini e dagli squilibri alimentari. Numerosi convegni, dibattiti, confronti metteranno in prima fila la DM nella sua vera funzione. Un caposaldo si riafferma durante l’Expo 2015 di Milano: nell’ambito dei dibattiti di “Alimentazione: energia per la vita” il concetto già evidenziato in passato del “valore della nutrizione per la salute, uguale a benessere e qualità della vita” sarà nuovamente ribadito.
Nella famosa conferenza stampa di Ancel Keys e del suo team tenutasi nel 1960 al Jolly Hotel di Gioia Tauro, si evince che il Progetto Pilota, appena concluso nei vari Centri tra i quali Nicotera, confermava che la DM era efficace per la prevenzione cardiovascolare. Si intuì che l’olio d’oliva faceva la differenza nel consumo dei grassi fra i popoli mediterranei e il resto del mondo. Gli studi successivi completano importanti dettagli e particolari. La Società Internazionale di medicina capisce che la mortalità per il 40% del totale dipende prevalentemente dalle malattie cardiovascolari (morte improvvisa, scompenso di cuore, infarto miocardico e ictus). Successivamente agli studi di Ancel Keys vi è l’ufficializzazione del valore della DM quale percorso fondamentale per rallentare, ridurre o evitare le tre gravi patologie che da sole portano a morte il 73% delle persone in tutto il mondo. Ciò porta al riconoscimento della DM quale Patrimonio Immateriale dell’Umanità il 16 novembre 2010 a Nairobi da parte dell’UNESCO. Infine, l’Agenzia Global Healty Index di Michael Bloomberg di New York riconosce nel 2016 al popolo italiano la miglior qualità salutare di tutti i 163 Paesi mondiali esaminati con parametri appropriati e validati. Le motivazioni riconosciute sono: la miglior sanità in assoluto e l’utilizzo della DM.
Infine nel 2015 l’Istat e il libro bianco dell’Associazione Italiana di Pediatria evidenziano che le mense scolastiche hanno creato una grave produzione di obesità e sovrappeso. Tutti conoscono quanto danno produce tale squilibrio metabolico nella diffusione delle patologie considerate. Dai risultati negativi rilevati nasce l’esigenza di mettere insieme tutte le forze in campo per avviare una nuova cultura per il grande cambiamento dello stile di vita e in particolare del tipo e del modo di alimentarsi dei giovani a partire dall’età pediatrica. Il bisogno è oramai imprescindibile. Tale obiettivo ridurrebbe in modo significativo anche gli elevati costi della sanità stessa. Ancora adesso nulla è cambiato, se non che nei Paesi rivieraschi (Italia, Grecia, Spagna, ex Jugoslavia, ecc.) la mortalità delle patologie sensibili, è aumentata, livellandosi verso l’alto seguendo la curva mondiale. Allo stesso modo, anche altre patologie sono comparse e cresciute (tumori, malattie degenerative, infiammatorie, ecc.).
L’effetto Expo 2015 ha evidenziato l’attenzione e l’interesse crescente nei confronti della DM aprendo gli occhi ai mass media sull’enorme vantaggio della prevenzione delle malattie cardiovascolari, neoplastiche e dismetaboliche che questa dieta promette.

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