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Mature female doctor examining female patient with stethoscope

Quando si parla di infarto o di disturbi cardiovascolari si pensa sempre a condizioni che colpiscono maggiormente il sesso maschile. Non è così, le malattie cardiovascolari sono un importante problema di salute anche per l’universo femminile. La Società Italiana di Cardiologia ricorda come una donna su due sia a rischio di sviluppare un disturbo cardiovascolare soprattutto dopo la menopausa. Tali malattie, infatti, rappresentano la prima causa di morte nella popolazione femminile e maschile in Europa. Si stima che queste patologie causino 4,35 milioni di decessi ogni anno nei 52 stati che compongono la Regione Europea (dati OMS) e più di 1,9 milioni di decessi ogni anno nell’Unione Europea. Sono anche la causa principale di disabilità e di ridotta qualità di vita. Se si riuscissero a cambiare gli stili di vita e quindi a modificare i classici fattori di rischio cardiovascolare della popolazione mondiale, si potrebbero prevenire il 90% delle malattie cardiovascolari. Così non è, purtroppo, e uno studio portoghese presentato durante l’Heart Failure 2023, il congresso scientifico della Società europea di cardiologia (Esc), ha rivelato che le donne hanno il doppio delle probabilità di morire rispetto agli uomini dopo un infarto. Questo dato così negativo si deve attribuire allo scarso monitoraggio regolare alle quali le donne vengono sottoposte dopo l’evento cardiaco. Le donne, meno degli uomini, sono attente a monitorare i valori della pressione arteriosa, i livelli di colesterolo e di diabete, e sono anche meno propense a sottoporsi a percorsi di riabilitazione cardiaca. Questo succede perché vivono in continuo affanno per far quadrare vita familiare e lavoro: oltre a essere super stressate, fumano oggi più che in passato, mangiano male e dedicano pochissimo tempo, poiché di libero non ne hanno o ne hanno poco, all’attività fisica.

Gli autori dello studio portoghese hanno esaminato i dati relativi a 884 pazienti. Un campione di studio costituito per il 27% da donne con un’età media di 67 anni; gli uomini selezionati (73%) invece avevano un’età media di 60 anni. Le donne hanno evidenziato una maggiore incidenza di ipertensione, diabete e ictus pregresso, mentre gli uomini hanno evidenziato una maggiore propensione al vizio del fumo e all’avere una diagnosi di malattia coronarica.  I ricercatori sono andati a valutare e confrontare il rischio di esiti avversi tra donne e uomini dopo un infarto: a 30 giorni, l’11,8% delle donne è morto contro al 4,6% degli uomini. A cinque anni dall’infarto, quasi un terzo delle donne (32,1%) è morto rispetto al 16,9% degli uomini. Più di un terzo delle donne (34,2%) è andato incontro a eventi gravi entro cinque anni, rispetto al 19,8% degli uomini. Questi dati così negativi trovano ragione nel fatto che le donne spesso trascurano la propria salute per dedicarsi all’assistenza dei familiari; quando si ammalano, inoltre, sono più anziane rispetto all’uomo. Nel genere femminile, infatti, le malattie cardiovascolari hanno un esordio posticipato di circa dieci anni poiché gli ormoni estrogeni, prodotti nel corso della vita fertile, agiscono da cardioprotettori, rinviando la comparsa di queste malattie al periodo peri e post-menopausale. Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di condurre studi ulteriori volti a indagare il perché esista una disparità di genere così importante nella prognosi dopo l’infarto del miocardio, in modo da poter ridurre la mortalità femminile.

Quello che si raccomanda alle donne, soprattutto dopo la menopausa è di monitorare strettamente i livelli di diabete quando presenti: è bene sapere, infatti, che mentre negli uomini una diagnosi di diabete aumenta il rischio cardiovascolare di 2-3 volte, nella donna lo aumenta fino a 5-7 volte. Allo stesso modo dopo i 55 anni anche la pressione alta e il vizio del fumo si associano in maniera più forte, rispetto all’uomo, allo sviluppo di disturbi cardiovascolari maggiori. Secondo le stime disponibili, le donne fumatrici avrebbero un rischio più che triplicato di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto alle coetanee non fumatrici e ai maschi fumatori. Per la donna è sufficiente fumare un terzo delle sigarette dell’uomo per avere lo stesso rischio in termini cardiovascolari. Le donne, inoltre, sono stressate e questo stress non giova alla salute del loro cuore.

Questo tempo d’estate potrebbe rappresentare il momento propizio per dedicarsi alla lettura di un testo come «100 pagine. Propedeutiche alla coscienza».  Si tratta del libro che Paolo Diego L’Angiocola, medico specialista in Medicina Interna e Responsabile del Servizio di Cardiologia della struttura sanitaria Nova Salus (sedi di Gorizia, Cervignano e Monfalcone) si è autoprodotto. Si tratta, come dice il titolo, di cento pagine che possono essere lette anche in modo casuale, senza ordine. In sostanza rappresenta un piccolo vademecum da tenere sul comodino con spunti operativi per raggiungere una maggiore coscienza del sé e un maggior benessere nella quotidianità. L’ispirazione alla stesura di questo libro è venuta  all’autore dal riscontro che la causa di molti problemi cardiologici stia negli errati stili di vita che le donne adottano. L’Angiocola organizza con cadenza regolare corsi e giornate gratuite a sostegno della popolazione per illustrare in modo teorico-pratico e fornire competenze e strumenti sulla gestione dello stress e ha dichiarato di aver scritto questo libro nella consapevolezza che la causa di molti problemi cardiologici di tanti pazienti risieda negli errati stili di vita. Ad esserne maggiormente colpiti sono persone che convivono con un’ansia e una pressione continue. È fondamentale per loro, come per tutti, imparare a gestire lo stress. Donne e uomini in egual misura.

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