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Se c’è un momento ben preciso per nascere e per morire, ce n’è uno in cui è più rischioso finire in PS a causa di un infarto, che coincide con la mattina del lunedì. Che ci sia un momento particolare tanto per nascere che per morire non lo dice solo la saggezza popolare ma anche gli studi scientifici. Uno studio di qualche anno fa, condotto presso l’University College di Londra, su cinque milioni di bambini nati fra il 2005 e il 2014, ha accertato che il 70% di quelli nati con parto naturale lo hanno fatto fra l’1 di notte e le 7 del mattino, con predilezione per le 4 AM.  Questo lavoro di ricerca è andato a confermare un report elaborato dai Centers of Disease Control and Prevention (CDC) americani volto ad accertare l’orario preferito dai piccoli per venire al mondo, attraverso l’analisi dei certificati di nascita di 41 Stati relativamente al 2013, evidenziando nei parti a domicilio la prevalenza delle nascite tra le 3 e le 5 del mattino. La prevalenza di nascite di notte e all’alba, rilevata dallo studio inglese coincide con quello americano se non si considerano i parti cesarei. Secondo gli autori dello studio inglese, vi potrebbe essere una spiegazione evolutiva dietro questa predilezione dei neonati per venire alla luce all’alba. Siccome i nostri antenati si riunivano per riposare di notte, era auspicabile e pertanto si faceva in modo che il parto avvenisse proprio in questo momento del giorno, poiché tutti i componenti della famiglia, trovandosi in casa, si rendevano disponibili per supportare sia la mamma sia bambino.

Albert Camus nel suo romanzo “Lo Straniero” afferma che, considerato che tutti dobbiamo morire, non ha alcuna importanza il quando e il come, tuttavia uno studio condotto dai medici del Belfast Health and Social Care Trust e del Royal College of Surgeons in Irlanda, e presentato dalla British Cardiovascular Society (BCS), in realtà ha confermato che a inizio settimana è più probabile morire per infarto. In questo lavoro di ricerca sono stati analizzati i dati relativi a 10˙528 pazienti ricoverati in ospedale tra il 2013 e il 2018 con il tipo più grave d’infarto ovvero quello del miocardio con sopra-slivellamento del segmento ST (STEMI) che si verifica quando un’arteria coronaria principale è completamente bloccata. Si è visto un picco di infarti STEMI all’inizio della settimana lavorativa, con una maggiore incidenza il lunedì. «Un dato che possiamo riscontrare anche in Italia. In precedenti studi è stato evidenziato che a giocare un ruolo determinante sarebbe il ritmo circadiano, che regola il ciclo del sonno e della veglia» ha commentato a margine della presentazione del lavoro di ricerca irlandese Giovanni Esposito, professore di cardiologia alla Federico II di Napoli e presidente nazionale GISE (Società Italiana di Cardiologia Interventistica). «In effetti, a inizio settimana tendono ad associarsi tre importanti fattori di rischio cardiovascolare strettamente legati al ritmo circadiano: carenza di sonno, orari sballati e stress di inizio settimana – ha tenuto a precisare l’esperto aggiungendo – Si tratta di una sorta di jetlag sociale, che va ad aumentare il rischio infarto nei soggetti più vulnerabili».  Dopo il fine settimana, la mancanza di orari e riferimenti che di solito scandiscono la settimana lavorativa, favoriscono una vera e propria deregolazione dell’orologio biologico, senza contare che giovani e meno giovani soprattutto nel week end adottano uno stile di vita poco salutare che può facilmente portare a un incremento della pressione o degli zuccheri e de lipidi nel sangue. «Ridurre questo rischio non è così difficile – invita perciò a riflettere il professor Esposito – a patto di rispettare le buone regole di vita quotidiana, alimentari e di attività fisica, assumere le terapie corrette agli orari appropriati, e magari prendere l’inizio della giornata e della settimana con calma, cercando di ridurre almeno lo stress». Un monito che non è stato affatto ascoltato se pensiamo che già dal 2016 uno studio pubblicato su «Lifesciences» condotto su dati del Centers for disease control and Prevention americano sulla mortalità negli Usa dal 1999 al 2014, verificando le cause di circa 39 milioni di morti, aveva rivelato come il giorno segnato dal numero più alto di decessi è il sabato soprattutto a causa degli incidenti d’auto, il lunedì invece è funestato dal numero più alto di infarti, mentre la domenica, almeno in America, schizzano i decessi per armi da fuoco e le morti per overdose. A favorire i decessi di lunedì per infarto anche nello studio del 2016 è stato chiamato in causa lo stress, visto che il numero di decessi si mantiene alto anche il martedì, mentre raggiunge il punto più basso il giovedì. 

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