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In visita dal cardiologo, il paziente si sente dire che l’elettrocardiogramma è perfetto per la sua età ma che il problema sul quale occorre fare prevenzione è la pancetta. O, meglio, il grasso viscerale che avvolge il ventre restituendo una lieve forma a damigiana, a causa della quale il cardiologo incupisce lo sguardo non appena il paziente si toglie la camicia per farsi visitare. Su cosa sia il grasso viscerale e che pericolo rappresenti per la salute del cuore, rimandiamo alla definizione che la professoressa Cristina Cavalletti ha dato in un articolo apparso sulla nostra newsletter. Qui citiamo solo la definizione in grado di sintetizzare il problema. A una “pancia grassa” corrisponde un “cuore grasso” e l’eccesso di grasso nella regione del cuore genera un’azione infiammatoria direttamente sulle pareti delle arterie coronarie e sul muscolo cardiaco stesso.

Quanto basta per correre ai rimedi, che secondo il cardiologo sono due. Mettersi a dieta facendosi seguire da un dietista. Niente diete fai-da-te ma un approccio di tipo terapeutico. I suggerimenti che il dietista darà a quel paziente di mezz’età dietro compenso, a detta del cardiologo saranno efficaci se seguiti alla lettera, proprio come il paziente già fa da anni con la terapia della pressione e con le statine assunte per abbassare il colesterolo. E il denaro speso rappresenterà un deterrente a non mollare. Proprio come dallo psicologo. Mentre, per l’attività fisica, lo specialista consiglia di fare almeno un’ora di attività aerobica tutti i giorni della settimana, rispettando il giorno di riposo ma solo se indispensabile. Nel corso di questa attività, per la scelta della quale il paziente è libero di agire secondo le sue inclinazioni (corsa, nuoto, camminata, bici ecc.) c’è l’obbligo di non superare la soglia aerobica, al di sopra della quale l’organismo entra in fase anaerobica e il glicogeno – ovvero l’energia necessaria pe reggere lo sforzo –  non viene attinto dalle riserve di adipe, cosa che invece caratterizza l’attività bruciagrassi aerobica, ma si limita al poco o tanto glicogeno, a seconda dell’intensità dello sforzo fisico prodotto, ricavabile dai muscoli, dal fegato e dalle ossa. Il glicogeno è il fornitore più immediato di energia, solo dopo aver superato una certa soglia, il metabolismo attinge dalle riserve di grasso. Per l’esattezza, il glicogeno è uno zucchero polimerizzato: in pratica, una lunga catena di molecole di glucosio, e proprio per questo è una “moneta di scambio” prontamente utilizzabile.

Come riconoscere la fase aerobica da quella anaerobica? Senza entrare troppo nel tecnico, il cardiologo consiglia di affidarsi alla parola. Se si riesce a proferire parola senza che il fiato s’intoppi nei polmoni come succede quando un oliva va di traverso, allora si è in fase aerobica. In questo caso, lo sforzo prodotto è finalizzato a bruciare i grassi. Un processo che per attivarsi ha bisogno di almeno mezz’ora ma che a partire da un’ora di tempo ha già prodotto risultati concreti, spiega il cardiologo.

Un altro consiglio è quello di ridurre il consumo di alcol a non più di due bicchieri di vino o di altra sostanza alcolica (birra, superalcolici) alla settimana. Non al giorno, com’è abitudine del paziente fare, si scopre nel corso della conversazione. E qui il cardiologo snocciola un’indicazione tratta dalle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), secondo la quale ridurre di due unità giornaliere il consumo di alcol, significa perdere in un anno 7-8 kg senza fare altro. Che poi è il peso in eccesso in questione. Com’è noto, l’alcol ha un sacco di calorie vuote (oltre 100 cal. per ogni unità) così chiamate perché non producono alcun senso di sazietà ma che, all’opposto, stimolano l’organismo a mangiare di più e non certo una gamba di sedano o una carota, piuttosto qualche fetta di salame o qualche altra leccornia che non promette nulla di buono per i riflessi in termine di calorie.

Il paziente è uscito da quell’incontro rinfrancato. In fin dei conti deve solo attenersi alla lettera a indicazioni non impossibili da attuare. Lì per lì non gli è sembrato che fosse necessaria una particolare forza di volontà che finora non ha dimostrato nei propositi salutistici nei quali si è cimentato da solo. Ora deve cercare un dietista. Di sport ne fa già. La pesistica in palestra andrebbe sostituita con sessioni più lunghe al tapis roulant. Inscriversi al corso bisettimanale di spinning è un’altra buona opzione, in attesa che la bella stagione sproni a usare di più la mountain bike in qualche parco vicino casa. Anche verso il cibo s’è instaurato un approccio più critico, che suggerisce di fare attenzione alle calorie degli alimenti e scegliere i cibi che ne hanno meno. Un po’ meno. Probabilmente il paziente ogni tanto si sbaglierà ma nel complesso sembra che abbia appreso la lezione. Tuttavia, stando al cardiologo, il dietista verrà in aiuto.

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