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In un recente studio pubblicato sulla rivista «Nutrients», i ricercatori hanno indagato l’azione dei carotenoidi nel microbiota intestinale. Il microbiota intestinale è un ambiente del tratto digestivo in cui si situano la maggior parte deimicrorganismi del nostro corpo. I carotenoidi, invece, appartengono alla famiglia dei lipidi e si distinguono per il loro colorito vivo – rosso arancione giallo e verde – che dà loro la funzione di agenti foto protettivi, ovvero proteggono gli organismi ospitanti dalla luce in eccesso. In natura ne esistono oltre seicento tipi. L’organismo umano è in grado di metabolizzarne una cinquantina attraverso la dieta. Sono contenuti in molti alimenti di origine vegetale, come carote, zucche, meloni, albicocche, pomodori, angurie e peperoni, ma anche broccoli, spinaci e altre verdure a foglia larga. Tra i carotenoidi più importanti si noverano il betacarotene, l’alfacarotene, il gammacarotene, il licopene, la zeaxantina e la luteina. I carotenoidi possono svolgere una funzione attiva in seno alla vitamina A. Inoltre, svolgono una funzione nutrizionale molto importante, legata alla loro capacità antiossidante.

Diversi studi hanno attribuito ai composti bioattivi presenti nella dieta, in particolare ai carotenoidi, il merito di avere effetti benefici sulla salute. Il che significa che questi pigmenti possono inibire o rallentare la crescita dei composti instabili prodotti dall’organismo in varie patologie e durante lo stress ossidativo. Oltre a questo, i carotenoidi hanno importanti funzioni antibatteriche, presiedono all’attività immunologica e antinfiammatoria e hanno effetti bioattivi sul trattamento del diabete e delle malattie infettive, oculari e neurologiche. Pertanto, il consumo regolare di frutta e verdura è raccomandato per la minore incidenza di malattie croniche, come le malattie cardiovascolari, diversi tipi di cancro e le malattie intestinali. La malattia di Chron e la colite ulcerosa sono due malattie infiammatorie croniche intestinali caratterizzate da episodi ricorrenti di infiammazione nel tratto gastrointestinale che causano danni ai tessuti.

Ciò detto, lo studio di cui sopra mira a presentare una panoramica dei processi che avvengono durante la digestione, dalla masticazione all’assorbimento e all’impatto del microbiota intestinale e dei suoi metaboliti rispetto alla stabilità e funzionalità dei carotenoidi, e indaga la capacità di questi ultimi di modulare l’attività infiammatoria e ossidativa. Lo stress ossidativo è l’insieme di alterazioni che colpiscono i tessuti e le cellule del nostro corpo in conseguenza ai processi chimici che danno vita ai radicali liberi. Inoltre, un’eccessiva esposizione ad agenti ossidanti può accelerare i processi di stress ossidativo, fra questi si noverano l’inquinamento, le radiazioni ultraviolette, gli agenti chimici e lo stress psicofisico.

Ebbene, in base allo studio di cui sopra, che si è valso di una disamina di 18 studi precedenti raccolti in base alla ricerca effettuati sui motori di ricerca medico scientifici come PubMed per mezzo delle parole chiave “carotenoidi” e “microbiota intestinale”, la conclusione è stata che il metabolismo e l’assorbimento dei carotenoidi possono essere notevolmente influenzati dal microbiota intestinale. Anche i cambiamenti nel microbiota intestinale possono promuovere o ostacolare la crescita di alcune specie microbiche, che possono avere effetti protettivi o dannosi. Vari fattori, come la struttura fisico-chimica dei pigmenti naturali, possono influenzare sensibilmente l’efficienza dei carotenoidi. Inoltre, questi pigmenti naturali sono molecole idrofobiche, il che rende bassa la loro solubilità in acqua e, se esposti a luce, calore, ossigeno o acidi, diventano molto suscettibili a molteplici reazioni tipo l’ossidazione. Perciò la polarità dei carotenoidi può cambiare a causa dei gruppi funzionali da cui vengono attaccati fino a formare reazioni con effetti dannosi, che possono influenzare la bioaccessibilità, la biodisponibilità e l’assorbimento dei carotenoidi.

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