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In un recente studio osservazionale, dei ricercatori italiani hanno indagato l’associazione tra consumo di alimenti ultra-processati (UPFs) e gli effetti sulla salute. «Gli alimenti ultra-processati che rientrano nella categoria che abbiamo considerato come variabile di esposizione – scrivono i ricercatori italiani – includono bevande analcoliche gassate; snack confezionati dolci o salati; cioccolato, caramelle (dolci); gelato; pane e focacce confezionati in serie; margarine e altre creme spalmabili; biscotti, pasticcini, torte e preparati per dolci; cereali da colazione; torte e primi piatti pronti e pizze; crocchette e bastoncini di pollame e pesce, salsicce, hamburger, hot dog e altri prodotti a base di carne ricostituita; zuppe in polvere e confezionate, tagliatelle e dessert “istantanei”; e molti altri prodotti».

Secondo questo studio, apparso a giugno sulla rivista «Nutrients», il consumo di UPFs si associa alla mortalità per tutte le cause in uno dei territori culla della dieta mediterranea. Inoltre, più forte è il consumo di UPFs, maggiore è il rischio di mortalità per cancro gastrointestinale. La popolazione oggetto di studio (un totale di 5.271 individui)  deriva dagli studi MICOL e NUTRIHEP. Il primo è uno studio prospettico di coorte basato sulla popolazione estratta casualmente dalle liste elettorali di Castellana Grotte nel 1985 e seguita nel tempo in base a 3 follow-up. Il secondo,  ha analizzato i dati riferiti agli adulti provenienti dai registri dei medici di base di Putignano. Castellana Grotte e Putignano sono due paesi di circa 25 mila abitanti ciascuno della provincia di Bari.
Il primo autore di questo studio, il dottor Angelo Campanella, ha accettato di rispondere alle nostre domande.

Dottor Campanella, dovesse affidare il senso del vostro studio a pochi concetti-chiave, quali sceglierebbe?
Sicuramente i seguenti:

  • c’è un aumento preoccupante del consumo di cibi ultra-processati, nel mondo come in Puglia, una regione con una vocazione storica per la dieta mediterranea;
  • confermiamo con i nostri risultati che i cibi ultra-processati hanno un ruolo cruciale nello sviluppo di malattie croniche, compreso il cancro;
  • consumando più di 240 g di cibi ultra-processati al giorno, il rischio di morire per cancro gastrointestinale aumenta di 3 volte e mezzo.

Com’è nata e fra chi l’idea di lavorare a questo vostro progetto?
L’idea è nata dalla necessità di approfondire l’impatto del consumo di cibo ultra-processato sulla salute. Il nostro gruppo di ricerca all’IRCCS De Bellis di Castellana Grotte è formato da dietisti, data scientist e medici. Insieme abbiamo deciso di combinare i dati provenienti da due coorti di studio (abitanti di Castellana Grotte e Putignano) per ottenere una comprensione più ampia dell’argomento e dire la nostra su un tema così dibattuto a livello scientifico.

Combinando i dati alimentari raccolti nei due studi e relativi ai due paesi della provincia di Bari, che cosa avete dedotto che già non sapevate?
Combinando i dati, abbiamo osservato una correlazione significativa tra il consumo di cibo ultra-processato e un aumento della mortalità per tutte le cause, in particolare per tumori gastrointestinali. Questo risultato non era precedentemente noto con tale chiarezza prima della combinazione dei dati di queste due coorti.

Tra i limiti che riconoscete alla vostra ricerca c’è quello che si dimostra l’esistenza di una correlazione fra maggior consumo di cibo ultra-processato e mortalità per tutte le cause, in particolare per tumori gastrointestinali, ma non un rapporto di tipo causale. Questo che cosa significa, che non siete poi così tanto sicuri dei vostri risultati?
No, non significa che non siamo sicuri dei nostri risultati, ma piuttosto che, dal punto di vista scientifico, in uno studio osservazionale,  non è possibile affermare con certezza che il consumo di ultra-processati causa direttamente un aumento della mortalità. La correlazione osservata suggerisce un’associazione forte, ma ulteriori studi di intervento sono necessari per confermare un rapporto di causalità diretta.

Colpisce che il consumo di UPFs sia più alto nella popolazione più giovane (se non ho capito male, con meno di 40 anni) rispetto a quella più anziana, solo che l’età media dei decessi è più vicina a quella di questi ultimi. Ci può spiegare se si tratta di una contraddizione solo apparente?
No, non vi è alcuna contraddizione. La maggiore incidenza di consumo di ultra-processati tra i giovani può influire sulla loro salute a lungo termine, aumentando il rischio di malattie croniche e mortalità prematura. Tuttavia, i decessi osservati nel periodo dello studio sono più frequenti tra gli anziani, che rappresentano una popolazione già a rischio per motivi legati all’età. Questo dato riflette il naturale andamento della mortalità, con gli effetti del consumo di cibi ultra-processati che potrebbero manifestarsi pienamente nel tempo.

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