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Circa un adulto su quattro di mezz’età o più vecchio è iperteso. Il che è vero non solo in Italia ma in tutto il mondo. Se il dato è arcinoto a causa della sua trasversalità ed enorme portata epidemiologica, meno conosciuto e per certi versi sorprendente è scoprire che se iperteso è uno dei due partner di una coppia eterosessuale, in Gran Bretagna lo è anche l’altro nel 47% dei soggetti intervistati, nel 38% in quelli negli USA, nel 21% in quelli che hanno risposto ai questionari in Cina e nel 20% di quelli che lo hanno fatto in India. Questo in base a uno studio appena pubblicato sul «Journal of the Heart American Association», rivista peer-reviewed dell’associazione omonima. Nulla si sa delle coppie omosessuali, a causa della mancanza di dati pervenuti e forse ricercati, ma tant’è: in base alle informazioni analizzate, sappiamo solo delle copie etero.

«Il nostro è il primo studio che esamina l’andamento dell’ipertensione di coppia in paesi ad alto e medio reddito – ha spiegato Jithin Sam Varghese, uno degli autori dello studio, ricercatore presso il Centro di ricerca internazionale sul diabete della Emory University di Atlanta – Come ricercatori eravamo accomunati dall’intento di scoprire se le coppie accasate che trascorrono gran parte del tempo libero insieme, già solo perché interagiscono nelle stesso ambiente domestico, fossero accomunate dagli stessi problemi di ipertensione». Per farlo, i ricercatori hanno analizzato le misurazioni della pressione sanguigna di 3˙989 coppie statunitensi, 1˙086 coppie inglesi, 6˙514 coppie cinesi e 22˙389 coppie indiane scoprendo, appunto, le percentuali sopra riportate.

In particolare è merso che rispetto alle mogli sposate con mariti senza ipertensione, quelle i cui mariti sono ipertesi acclarati hanno il 9% in più di probabilità di ammalarsi a loro volta di questa patologia. Questo dato è emerso negli Stati Uniti e in Inghilterra, mentre in India e Cina le percentuali duplicano e triplicano. Ad ammalarsi di riflesso di ipertensione sono state il 19% in più delle mogli dei mariti ipertesi  rispetto a quelle coniugate o conviventi con mariti non ipertesi, una percentuale che cresce fino al 26% in Cina. Segno che le mogli di India e Cina sono più disposte a portare la stessa croce dei mariti? La risposta è sì, almeno per quanto riguarda l’ipertensione che, come sappiamo, è un fattore di rischio modificabile in quanto lo stile di adottato, indipendentemente se si è già o meno in terapia, incide notevolmente sui valori di pressione sistolica (la massima) e diastolica (la minima). I ricercatori la spiegano così: in India e Cina le donne sono più succube dei mariti, specie nell’ambiente domestico. Mogli che cucinano per loro, che sbrigano le faccende domestiche ecc. e poco altro, in virtù di una ridotta autodeterminazione sociale, economica e di costume, comunque insufficiente per fare altre scelte.

E invece, a osservare i mariti se il dato di partenza è quello delle mogli ipertese? Le percentuali non cambiano. La capacità che hanno moglie e marito di influenzarsi a vicenda almeno per quanto riguarda l’ipertensione è la stessa anche se la osserviamo mettendo la moglie ipertesa o normotesa al centro. A riprova che le comuni abitudini di vita incidono parecchio sul comportamento e sulla salute del partner.

A proposito di questa simbiosi, i ricercatori vogliono vedervi il bicchiere mezzo pieno ricordando che se si avviassero di più e meglio delle consulenze di coppia anche per quanto riguarda il controllo dell’ipertensione e di altri consimili fattori di rischio cardiovascolare, forse le disaffezioni dalla terapia diminuirebbero. Portare mogli e marito a controllarsi a vicenda sulla reciproca e giornaliera terapia, nel caso di specie antipertensiva, potrebbe aiutare entrambi a essere più ligi ai propri doveri di pazienti.

Anche perché le proiezioni epidemiologiche non sono affatto confortanti. Secondo una nota dell’istituto Superiore della Santà limitata all’Italia, complessivamente il 31% della popolazione italiana è iperteso e il 17% è borderline. Negli uomini i valori sono più elevati nel Nord-Est (37%) e nel Nord-Ovest (32%), nelle donne al Sud (34%). In accordo con i dati riportati in letteratura, i valori aumentano con l’avanzare dell’età e nelle donne l’aumento legato all’età è particolarmente evidente dopo la menopausa.

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