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La frequenza cardiaca a riposo in un soggetto adulto sano oscilla tra i 60 e i 100 battiti al minuto. Un battito del cuore più lento si riscontra negli sportivi, specie in coloro che si sottopongono a lunghi sforzi di resistenza, ovvero a un lavoro cardiaco di media intensità per un tempo protratto. Il che succede ai ciclisti, ai nuotatori delle lunghe distanze e anche ai runner. Stiamo parlando di soggetti che, grazie alla disciplina sportiva per la quale sono emersi come atleti, a riposo hanno valori sensibilmente inferiori a quelli menzionati, e anche sotto sforzo è raro che raggiungano le soglie massime di tutti gli altri. A parte gli atleti, in tutti gli altri soggetti si prospetta il rischio di bradicardia quando la frequenza cardiaca a riposo è inferiore ai 60 battiti al minuto. La patologia è acclarata quando il rallentamento del battito cardiaco non riesce a fornire all’organismo sangue e ossigeno a sufficienza. Tra le possibili conseguenze per il paziente vi sono vertigini, affaticamento, respiro affannoso o svenimenti improvvisi. Inoltre, la bradicardia non trattata può portare a insufficienza cardiaca oppure a morte cardiaca improvvisa. L’unico modo per trattare la bradicardia a lungo termine è quello di impiantare un pacemaker, un piccolo dispositivo che permette di monitorare costantemente l’attività cardiaca ed intervenire mediante apposite stimolazioni elettriche in caso di patologica riduzione della frequenza cardiaca. I dati indicano che nel mondo ogni anno si contano circa 1.250.000 impianti di pacemaker. In Italia si effettuano oltre 50mila impianti di pacemaker l’anno, con un aumento superiore al 30% negli ultimi 15 anni grazie all’allungamento dell’aspettativa di vita.

Il pacemaker permette di aumentare la frequenza del battito cardiaco in base al fabbisogno del paziente basandosi su dei segnali derivanti da un sensore di respirazione e da un sensore di movimento. Vi sono diversi tipi di pacemaker, scelti in base alla patologia di cui è affetto il paziente e con l’obiettivo di ripristinare un ritmo il più simile possibile a quello fisiologico. Di regola il pacemaker è composto da un generatore di impulsi (il pacemaker vero e proprio) e da uno o più fili elettrici (gli elettrocateteri). Il pacemaker è simile ad una piccola scatola che contiene la batteria e i circuiti che permettono di monitorare l’attività elettrica spontanea del cuore ed erogare l’impulso elettrico se necessario. Oggi però la tecnologia in questo campo si è superata, fornendo dei pacemaker sempre più piccoli e autosufficienti, come AVEIR™ il pacemaker miniaturizzato monocamerale (VR) senza fili di Abbott. L’impianto di pacemaker convenzionali è una procedura di routine, ciononostante è possibile che si verifichino complicanze sia durante che dopo l’intervento, tra cui infezioni o decubito, sposizionamento e usura nel tempo degli elettrocateteri. Il pacemaker senza fili AVEIR VR è stato concepito per ridurre queste problematiche perché racchiude tutte le unità funzionali in una piccola capsula. Grazie alle sue dimensioni ridotte, pari a circa un terzo del volume di una normale batteria stilo del tipo AAA, cioè circa 10 volte più piccolo di un pacemaker standard, il dispositivo può essere posizionato direttamente all’interno del ventricolo destro del cuore con una procedura mininvasiva. Abbott ha annunciato che la disponibilità di questo nuovo pacemaker è in corso d’attivazione anche in Italia. Riassumendo, AVEIR VR è circa 10 volte più piccolo di un pacemaker standard e la capacità della batteria può essere fino a due volte superiore a quella degli altri pacemaker senza fili attualmente disponibili; AVEIR VR ha un sistema unico di mappatura che consente di determinare il corretto posizionamento del dispositivo prima dell’impianto definitivo.

«AVEIR VR è un piccolo dispositivo dotato di una potente tecnologia. È stato progettato per semplificare le procedure di impianto e di recupero – ha dichiarato Marcello Mestriner, Country Manager della divisione Cardiac Rhythm Management di Abbott Italia – I notevoli progressi tecnologici introdotti da AVEIR VR stanno trasformando il trattamento delle aritmie cardiache e migliorando gli esiti clinici eliminando le complicazioni legate agli elettrocateteri e alla tasca per i pazienti che necessitano di un pacemaker».

La differenza tra pacemaker e defibrillatore? Nel dettaglio, i pacemakers monitorano il ritmo cardiaco in modalità continua per trattare la bradicardia, cioè il ritmo cardiaco lento o irregolare, mentre i defibrillatori cardiaci impiantabili monitorano in modo continuo il ritmo cardiaco per trattare la tachicardia, cioè il ritmo accelerato, per prevenire un arresto.

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