A seguito della visita annuale a cui ci sottopone l’azienda presso la quale lavoro, mi hanno rilevato un valore di glicemia di 127 mg/dl a digiuno. Premetto che due mesi prima avevo fatto le analisi e la stessa era a 96 mg/dl. Essendo donatrice di sangue controllo spesso i valori ematici e mai, nel corso di tutti questi anni, ho riscontrato una glicemia più alta di 97 mg/dl, ovviamente a digiuno. Allarmata, ho cominciato a controllarla con il glucometro ed effettivamente, a digiuno, il valore si fissa su 103-104 mg/dl. Ma la cosa che ho controllato è anche la glicemia post-prandiale. Questa, a distanza di una o due ore dall’inizio del pasto, ha dato valori di 165 mg/dl, a volte 185 mg/dl, altre volte sotto i 140 mg/dl. Ciò è successo circa 15 giorni fa. Da allora ho cominciato a camminare un’ora al giorno, ho ridimensionato il mangiare e sinceramente i valori a digiuno sono tornati a 96-97 mg/dl. Ma qualche volta sono ancora 102-101 mg/dl, sempre a digiuno. Mi capita a volte di notare che a distanza di 60 o 90 minuti dal pasto ho dei valori post-prandiali di 145 mg/dl che poi ridiscendono a circa 120-115 mg/dl, anche meno. Quello che chiedo è: qual è il valore che devo considerare come picco glicemico? A 60, 90 o 120 minuti? E soprattutto, è normale che la glicemia mi salga a valori post-prandiali di 145-160 mg/dl? Devo tenere conto che, nell’arco delle due ore, la stessa mi torna al di sotto dei 140 mg/dl? Sono confusa e impaurita. Ho fatto l’esame dell’emoglobina glicata e il risultato è stato di 5,40%. Quindi cosa mi consigliate? Sono in prediabete? Ho 55 anni, menopausa, ipertesa da 15 anni. Peso 60 kg. Non mi risulta di avere familiarità con il diabete.
Gentile Signora, lei ha descritto molto bene, quasi come un caso clinico, la sua sindrome di ridotta tolleranza ai carboidrati. Può considerarla anche sindrome prediabetica; l’età e ancor più la menopausa destabilizzano la situazione ormonale, tanto da modificare, nel suo caso, il consumo degli zuccheri; ed è possibile che anche la pressione arteriosa subisca delle conseguenze. Quelle oscillazioni che la preoccupano non sono così gravi come lei pensa, soprattutto durante i pasti e al mattino; è chiaro che la variazione prandiale dipende dall’ora, dalla quantità degli alimenti che introduce e dalla qualità degli stessi; credo che lei sappia che pane, pasta, dolci e tutti i cereali apportano un netto aumento della glicemia. Senza preoccuparsi più di tanto, anche perché la preoccupazione e l’ansia liberano adrenalina che incrementa l’aumento della glicemia, si faccia prescrivere una corretta dieta da una dietista. Lo faccia senza allarmismi; in base a quello che lei riferisce, la glicemia glicata è normale, il che significa che la malattia non ha ancora fatto danni irreversibili. Per quanto riguarda la curva glicemica digestiva, si deve risolvere entro le 3 ore ed è sufficiente che non superi i 180 mg/dl.