Sviluppare depressione durante la gestazione, non solo rende l’attesa estremamente difficile da affrontare per la donna, ma la mette a rischio, entro due anni dal parto, di sviluppare eventi cardiovascolari anche molto gravi. A sostenerlo uno studio pubblicato sulla rivista «Journal of the American Heart Association». Esiste un’ampia letteratura scientifica che testimonia che l’essere affetti da depressione eleva il rischio cardiovascolare: tuttavia il legame fra depressione, gravidanza e rischio cardiovascolare successivo al parto è un aspetto ancora poco esplorato. Il gruppo di ricerca ha analizzato i dati provenienti dall’All Payer Claims Database della Maine Health Data Organization (Stati Uniti) relativi a oltre 100 mila donne che hanno partorito nel Maine tra il 2007 e il 2019, nessuna affetta da problemi cardiovascolari prima della gravidanza. La possibile relazione sui quali i ricercatori si sono concentrati è stata quella di stimare il rischio cardiovascolare, per l’esattezza l’eventuale aumento del rischio a due anni dal parto per 6 condizioni ovvero:
- insufficienza cardiaca,
- cardiopatia ischemica,
- aritmia/arresto cardiaco,
- cardiomiopatia,
- ictus e ipertensione.
Sono stati esclusi altri potenziali fattori di rischio per lo sviluppo di queste condizioni come il fumo, l’età al momento del parto, il diabete pre-gravidanza, l’ipertensione pre-gravidanza, la preeclampsia, l’avere una diagnosi di depressione prima ancora della gravidanza. Dall’analisi dei dati è emerso che a due anni dal parto il rischio di sviluppare le sei situazioni di rischio cardiovascolare precedentemente elencate erano superiori per le donne depresse in gravidanza piuttosto che per quelle non depresse. L’associazione più forte è stata osservata con la cardiopatia ischemica, anche quando le gravidanze non erano complicate da disturbi ipertensivi.
Molto probabilmente, almeno secondo gli autori dello studio, l’aumento di incidenza di eventi cardiovascolari a due anni dal parto nelle donne con diagnosi di depressione prenatale, potrebbe dipendere dall’instaurarsi di uno stato di infiammazione cronica e dall’aumento degli ormoni dello stress. Ecco perché le donne con diagnosi di depressione prenatale, dopo il parto dovrebbero essere attentamente monitorate per i valori del diabete di tipo 2, per i valori del colesterolo e dovrebbero essere opportunamente supportate e invitate a seguire una dieta sana e aiutate nello svolgere una regolare attività fisica. È molto interessante capire cosa succede, in relazione al rischio cardiovascolare, se le donne con depressione durante la gravidanza si sottopongono a trattamento farmacologico e psicoterapia.
Un’indagine pubblicata sull’«International Journal of Environmental Research and Public Health» ha rivelato che durante la pandemia da COVID-19, in Italia, sono aumentate le donne con un rischio di depressione nel periodo perinatale (inteso come periodo che va dall’inizio della gravidanza al primo anno dopo il parto), passando dall’11,6% nel 2019 al 13,3% nel 2020, fino al 19,5% nel periodo tra gennaio e settembre 2021 e al 25,5% nel periodo tra novembre 2021 e aprile 2022. L’indagine ha coinvolto più di 14 mila donne che hanno eseguito lo screening nel periodo 2019-2022 presso i servizi pubblici territoriali che partecipano al Network Italiano per la Salute Mentale Perinatale, coordinato dal Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale (SCIC) dell’Istituto Superiore di Sanità. Le variabili associate al rischio di depressione includono l’avere problemi economici e non poter fare affidamento sul sostegno di parenti o amici, mentre essere casalinga rappresenta un rischio inferiore. Le variabili associate al rischio di ansia sono l’essere di nazionalità italiana, avere alcuni o molti problemi economici, non poter contare sul sostegno di parenti o amici, e non aver frequentato un corso di preparazione al parto. Vista la delicatezza e l’importanza di questo tema, a gennaio 2023 è stato edito il libro «La salute mentale nel periodo perinatale», a cura di Laura Camoni, Gabriella Palumbo e Antonella Gigantesco, per il pensiero Scientifico Editore. Un libro scritto a più mani da ricercatrici e ricercatori dell’ISS, esperti che operano nelle strutture assistenziali del SSN e delle Università, con esperienza ventennale dei disturbi mentali ad insorgenza perinatale come disturbi d’ansia, del comportamento alimentare e la sofferenza emotiva che caratterizza tutto il periodo dalla gravidanza fino al primo anno di vita del bambino. Il libro è stato scritto per aumentare la consapevolezza sull’importanza del riconoscimento attraverso l’attuazione di programmi di screening del trattamento precoce e della presa in carico delle donne con disturbi mentali del pre e post-partum, non solo per la salute e il benessere delle donne stesse ma anche per quelli del bambino, della famiglia e, in ultima analisi, della società.