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di Cristina Sampiero

Il latte contiene il calcio che serve a prevenire l’osteoporosi. Ma il calcio è presente anche in altri alimenti privi di proteine animali, quindi a rischio molto inferiore, se non nullo, di fare aumentare i valori di colesterolo nel sangue. Inoltre, le raccomandazioni sanitarie indicano di aumentare il consumo di frutta e verdura, anch’esse ricche di calcio

Che cosa c’è di vero nel detto popolare “Il latte fa bene alle ossa”? Cominciamo col dire che lo scheletro è la nostra banca del calcio. Il calcio viene perso continuamente attraverso urine, feci e sudore, e deve essere reintrodotto attingendo, appunto, dai depositi nelle ossa che, quindi, lo cedono in continuazione, reintegrandolo con quello assunto con gli alimenti. Nel cosiddetto “bilancio dare-avere” bisogna che il calcio assunto con la dieta sia maggiore di quello perso; se il bilancio è negativo, infatti, si va incontro all’osteoporosi.

Il latte contiene calcio, utile alle ossa e per questo viene consigliato in caso di osteoporosi ma contiene anche proteine animali, acide, che, per essere smaltite, consumano calcio. È vero perciò che il latte fornisce un po’ di calcio ma ne consuma più di quello che dà. Le proteine del latte, sommate a quelle di carne e pesce, costringono l’organismo a sottrarre calcio alle ossa per poter provvedere al loro smaltimento; ergo, la possibilità di mantenere le ossa in buona salute dipende, più che dall’aumentare l’introito di calcio, dal prevenirne le perdite.

Le raccomandazioni OMS/FAO per l’osteoporosi indicano di aumentare il consumo di frutta e verdura invece di affidarsi ai latticini per assicurare una buona salute delle ossa. Fermo restando che nessun tipo di latte, vegetale o animale, è nutrizionalmente indispensabile all’uomo (ad eccezione del latte materno per il neonato). Infatti, i nutrienti presenti nel latte vaccino (in primis il calcio) possono essere assunti in quantità adeguate da altri cibi come latte vegetale, tofu, verdura, legumi, frutta secca. La verdura a foglia verde, come la cicoria, la rucola, il radicchio e la bieta, sono fonti di calcio altrettanto valide, se non addirittura migliori, del latte, visto che, ad eccezione del latte scremato, il latte e i suoi derivati sono ricchi di grassi saturi e colesterolo, i quali favoriscono l’insorgenza di arteriosclerosi. Esistono anche alcuni aspetti troppo spesso dimenticati: il latte è spesso contaminato da antibiotici, ormoni della crescita, oltre che dagli erbicidi e dai pesticidi presenti nel cibo di cui l’animale si nutre; il lattosio contenuto nel latte, una volta digerito, libera il galattosio, un monosaccaride che è stato messo in relazione con il tumore dell’ovaio; le proteine del latte causano coliche addominali, tipiche nei bambini allattati al seno, se la madre assume latticini poiché le proteine del latte vaccino passano nel latte materno. In un terzo dei lattanti al seno affetti da coliche, i sintomi sono scomparsi dopo che la madre ha smesso di assumere questi cibi.

Per fortuna, il livello di attenzione generale sul consumo di latte e latticini si è notevolmente alzato, e sempre più persone cercano di fare scelte diverse, tant’è che anche l’offerta di latte alternativo si è moltiplicata, e questi prodotti sono ormai facilmente reperibili in tutti i supermercati. Come sempre, bisogna leggere l’etichetta, anche per valutare l’eventuale presenza di grassi aggiunti, ed è meglio scegliere i latti con il minor contenuto di sodio (sale) e, quando possibile, biologici. Si possono bere freddi o caldi, sia a colazione che a merenda, ma si possono usare anche in cucina per preparazioni di dolci o torte salate. I latti vegetali sono salutari, non contengono lattosio e colesterolo, hanno pochi grassi con un’alta percentuale di grassi monoinsaturi e polinsaturi, e presentano un alto contenuto di vitamine del gruppo B. Ancora, questi tipi di latte offrono un apporto equilibrato di sodio e potassio e sono adatti a persone con digestione lenta o problemi stipsi, colon irritabile, intolleranze alimentari e livelli elevati di colesterolo. Attenzione, però: come per il latte vaccino, il consumo non deve superare i 250 cl al giorno.

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