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«Non ne sappiamo ancora abbastanza sugli effetti delle microplastiche sull’organismo, ma i primi segni non sono rassicuranti», scrive Marion Nestle, sul suo blog. Secondo la nota nutrizionista americana, professore emerito alla New York University, le microplastiche sono particelle del diametro di 5 millimetri e molto, molto più piccole che si staccano da contenitori di plastica, involucri e rifiuti. Si trovano ovunque e in ogni cosa, compresi gli oceani, le riserve d’acqua, il cibo, gli animali e gli umani. Non a caso la Giornata Mondiale dell’Ambiente , la cinquantesima edizione della celebrazione annuale del pianeta, quest’anno si è concentrata proprio sulla crisi dell’inquinamento da plastica. Il motivo? L’umanità produce più di 430 milioni di tonnellate di plastica all’anno, due terzi delle quali sono prodotti di breve durata che presto diventano rifiuti, riempiono i mari e, spesso, si fanno strada nella catena alimentare umana.

Ecco alcuni esempi che Marion Nestle ricorda a sé stessa  e agli altri.

L’acqua in bottiglia può contenere migliaia di particelle di nanoplastiche. Le microplastiche, che secondo la ricerca potrebbero essere dannose per la salute umana, sono ben note infiltrazioni in un’ampia varietà di alimenti e bevande. Ora, i ricercatori hanno scoperto che le nanoplastiche, la progenie ancora più piccola delle microplastiche, sono presenti in quantità stratosferiche nell’acqua in bottiglia, cosa che fino a ieri, per così dire, ignoravamo. 

Negli USA, i prodotti chimici della plastica sono collegati a svariati miliardi di dollari di costi sanitari. Sono inquinanti che contribuiscono allo sviluppo di malattie croniche e morte. Si tratta di un gruppo di sostanze chimico-plastiche che alterano gli ormoni e che stanno costando miliardi al sistema sanitario statunitense, oltre 249 miliardi di dollari solo nel 2018, riferisce un nuovo studio.

Dovremmo preoccuparci del fatto che stiamo bevendo nanoplastiche? Un nuovo studio pubblicato di recente ricorda che ogni bottiglia d’acqua che beviamo contiene centinaia di migliaia di nanoplastiche e che le nanoplastiche non sono innocue, sebbene i loro rischi siano ancora poco chiari. Sappiamo per certo che contengono sostanze chimiche che agiscono da interferenti endocrini e che contribuiscono all’obesità.

In che modo la plastica può danneggiare la salute? La plastica è ubiquitaria. Si trova negli alimenti che mangiamo e nelle bevande che beviamo. Dei recenti test commissionati negli USA, hanno evidenziato che in quasi 100 alimenti di largo consumo erano presenti due tipi di sostanze chimiche derivati dalla plastica, allocate in un’ampia varietà di alimenti confezionati, i bisfenoli e i ftalati.

Va da sé che i materiali plastici a contatto con gli alimenti – plastiche utilizzate nella lavorazione e nel confezionamento degli alimenti – contengono sostanze chimiche tossiche che interferiscono con il sistema endocrino e il metabolismo, secondo un nuovo studio pubblicato su Environmental Science & Technology.

Nel gennaio 2019, l’ECHA (l’Agenzia europea che monitora le sostanze chimiche) ha proposto un’ampia restrizione sulle microplastiche nei prodotti immessi sul mercato dell’UE/SEE per evitare o ridurne il rilascio nell’ambiente. Da marzo a settembre 2019 è stata organizzata una consultazione sulla proposta di restrizione. «Si prevede che la proposta impedirà il rilascio di 500 mila tonnellate di microplastiche nell’arco di 20 anni», ricorda Marion Nestle.

«Dovremmo esaminare attentamente restrizioni simili e metodi per ridurre l’uso della plastica ed eliminarla gradualmente», è il commento finale di Marion Nestle, che così si appresta a concludere: «C’è un altro problema alimentare di cui dobbiamo preoccuparci? Penso proprio di sì».

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