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«I pazienti con diabete di tipo 2 corrono un rischio da due a 4 volte maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari (CVD) con le sue manifestazioni di malattia coronarica (CAD), insufficienza cardiaca (HF), fibrillazione atriale (FA) e ictus, nonché malattie delle arterie aortiche e periferiche. Inoltre, il diabete è un importante fattore di rischio per lo sviluppo della malattia renale cronica (IRC) che a sua volta peggiora la funzione cardiaca». A sostenerlo con forza è il Professor Massimo Federici, che ha coordinato insieme al Prof. Nikolaus Marx la task force impegnata nello stilare le nuove Linee Guida per le malattie cardiovascolari nelle persone con diabete, pubblicate in occasione del Congresso ESC in programma a fine agosto ad Amsterdam. L’attuazione e la divulgazione di queste linee guida riveste una grande importanza se si pensa che a oggi, secondo i dati disponibili, il 25-40% di pazienti con malattie CV abbia un diabete non diagnosticato.  D’altra parte, per i soggetti con una diagnosi di diabete è di fondamentale importanza conoscere il rischio cardiovascolare, soprattutto se le malattie cardiovascolari non sono ancora manifeste. Sull’app SCORE2-Diabetes grazie a un algoritmo appositamente studiato pur in assenza di malattia cardiovascolare manifesta, è possibile stimare quale sia la probabilità per i pazienti diabetici di svilupparla in modo da potersi attivare per correggere eventuali stili di vita sbagliati e implementando la terapia più adeguata.  L’uso dell’app SCORE2-Diabetes permette di stimare il rischio a 10 anni in individui con diabete di tipo 2 di età compresa tra 40 e 69 anni che non abbiano ancora evidenza di malattia cardiovascolare o renale, e consente di stimare il rischio individuale a 10 anni di eventi CVD fatali e non fatali (Infarto del miocardio, ictus).

«Le nuove raccomandazioni prevedono l’uso degli inibitori SGLT2 e/o gli antagonisti del recettore GLP-1 per ridurre significativamente il rischio di infarto e ictus in tutti i pazienti con diabete e malattia CV. Un obiettivo speciale è poi la gestione dell’insufficienza cardiaca: i pazienti con diabete, infatti, presentano un rischio da due a quattro volte superiore rispetto a quelli senza diabete: la terapia con inibitori di SGLT2 ha ridotto le probabilità di ricovero e morte» sottolinea il Professor Federici.

«I farmaci in questione sono nello specifico i GLP1R agonisti (agonisti del recettore di GLP1, un ormone con importanti azioni metaboliche) e gli inibitori di SGLT2 (una proteina che regola il riassorbimento renale di glucosio) – spiega il professor Federici, e aggiunge – Entrambe le classi, approvate per la terapia del diabete di tipo 2 si sono dimostrate efficaci nel prevenire eventi cardiovascolari importanti quali la morte, l’infarto non fatale e l’ictus non fatale. I GLP1Ra hanno un meccanismo di azione complesso con un effetto sia di riduzione del senso di fame e  del peso sia di azioni benefiche sulle pareti delle arterie, ma possono indurre nausea e complicanze gastrointestinali in un numero molto basso di pazienti trattati. Gli SGLT2i riducono il riassorbimento renale di glucosio e pertanto con questo anche di acqua, con un meccanismo di azione complesso che è però in parte legato ad un effetto diuretico. L’effetto avverso principale è legato ad infezioni urinarie e in pochi pazienti alla chetoacidosi».

Nella pratica clinica quotidiana l’applicazione delle nuove linee guida e l’uso della app devono servire per sottoporre agli esami più adeguati sia i pazienti con malattie cardiovascolari per valutare la presenza e\o lo sviluppo di diabete di tipo 2 sia valutare il rischio cardiovascolare negli individui con diabete e l’eventuale sviluppo di malattie cardiovascolari e renali. «Per quanto riguarda i pazienti diabetici – continua Federici – il diabete ha un effetto diretto sul rene con un alto rischio di sviluppare nel tempo insufficienza renale. Le linee guida raccomandano, per questo motivo, lo screening annuale con misurazione della velocità di filtrazione glomerulare e livelli di albumina nelle urine. I pazienti con diabete e malattia renale cronica, inoltre, dovrebbero ricevere una terapia con inibitore SGLT2 e/o finerenone (in aggiunta alle cure standard) per ridurre i rischi di insufficienza renale. Le persone con una diagnosi di diabete di tipo 2 corrono un rischio del 3% in più di sviluppare Fibrillazione Atriale: un fattore di rischio per ictus e morte precoce». Per la prima volta le Linee Guida raccomandano uno screening specifico e misurazioni regolari con ECG o pulsiossimetria in pazienti dai 65 anni e in quelli di età inferiore con ipertensione.

«Quest’ultima proposta è legata all’evidenza di disturbi del ritmo e attraverso un algoritmo diagnostico permette di inquadrare il paziente sulla base di dati semplici da raccogliere come ad esempio l’ECG suggerendo come arrivare alla diagnosi e come eventualmente trattare il paziente» conclude il professor Federici.

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