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“Women can have it all. Even heart disease”. “Le donne possono tutto, anche ammalarsi di cuore”. Con questo headline vagamente iettatorio ma efficace, perlomeno nella versione che siamo riusciti a ricostruire in italiano, è appena partita la campagna di prevenzione contro le malattie cardiovascolari negli USA. L’accento, nelle righe successive, viene posto sull’infarto del miocardio (IM). Il perché è presto detto. Le malattie cardiache uccidono 400 mila donne ogni anno negli Stati Uniti, tanto che sono “The number one killer of women”, ma circa il 50% degli infarti fra le donne sono il frutto di una cattiva diagnosi. L’infarto grida vendetta perché i sintomi tipici, che i medici sono abituati a riconoscere e curare, sono definiti in base a studi fatti sull’uomo. E qui viene il punto, i sintomi dell’infarto fra uomo e donna non sono gli stessi. Detta in un altro modo, i sintomi non sono meno gravi o più atipici nella donna rispetto a quelli definiti in cinquant’anni di studi nell’uomo. Semplicemente, sono diversi. La donna come chiunque altro, come ogni futuro paziente, è bene che impari a diventare medico di se stessa; nel farlo, deve sapere che, per quanto la riguarda, i sintomi tipici dell’infarto sono cinque: dolore alla mascella, respiro corto, dolore alla schiena, affaticamento senza motivo, nausea come dopo un’indigestione. Non solo un dolore al centro del petto con propaggini negli arti superiori, specie nel braccio sinistro, come accade nell’uomo ma con fitte molto più acute, tanto che spesso i medici tendono a sottostimare l’evidenza di questi sintomi nella donna.
Perché è importante sapere riconoscere i sintomi giusti? Perché in base a essi il paziente e i suoi congiunti allertano o non allertano il servizio di emergenza, che in Italia è il 118 e negli USA il 911. Sul tempestivo arrivo dell’ambulanza, com’è noto dipende la vita dell’infartuato 90 volte su 100.  Ma non è che le donne siano sempre al sicuro una volta che arrivano in ospedale. «Molte donne giungono in ospedale per un dolore al petto ma spesso non vengono esaminate per un sospetto infarto – sostiene la dottoressa Noel Bairey Merz, direttore dell’Women Heart Center co-fondato da Barbra Streisand e principale promotore della campagna di prevenzione – perché i dottori considerano le donne a debole rischio di questa evenienza cardiaca. Ciò accade se i medici ignorano che i sintomi fra uomo e donna sono differenti e tendono a sottovalutare i sintomi tipici, se questi sono di modesta evidenza clinica». «I migliori risultati sulle malattie cardiache sono frutto degli studi condotti sull’uomo – le fa eco una altra testimonial medico della campagna, la cardiologa Holly Andersen del Presbiterian W. Cornell Medical center di New York – ma la donna, grazie a essi, non ne ricava lo stesso beneficio dell’uomo».
Affermazioni in perfetta sintonia con quanto appare a introduzione di uno studio apparso nel 2020 nel «Journal of American Heart Association», dove si precisa che gli studi indicano che i sintomi etichettati come “atipici” sono più comuni nelle donne trattate per IM e poiché vengono trascurati, abbassano le probabilità di diagnosi e cura appropriate, «portando le donne a risultati peggiori rispetto agli uomini». Il dolore atipico è spesso definito come dolore epigastrico o alla schiena o dolore descritto come bruciore, lancinante o caratteristico di indigestione. I sintomi tipici di solito includono dolore al petto, al braccio o alla mascella descritto come sordo, pesante e schiacciante.
Esistono davvero sintomi tipici o atipici e, in caso affermativo, rispetto a cosa? In un articolo antecedente, sempre pubblicato sul «Journal of American Heart Association», altri ricercatori hanno affrontato la presenza dei sintomi in uomini e donne con diagnosi di IM concludendo che i sintomi tipici nelle donne sono più predittivi di diagnosi di IM rispetto agli uomini.
«Proponiamo che ricercatori e clinici smettano di usare i termini tipico e atipico o forniscano il gruppo di riferimento a cui si applicano i termini (per esempio, uomini VS donne)». Il cambio di passo implicherebbe, a detta degli autori, di smettere di svantaggiare le donne nel ricevere test diagnostici e trattamenti rapidi per le malattie coronariche acute.
Nell’appropriarsi dei sintomi dell’infarto c’è chi ci vede una conquista post-femminista. È Barbra Streisand in persona che prende la parola nella campagna di prevenzione per affermare che «i tempi sono maturi per un grande balzo in avanti a favore della parità di genere – è il virgolettato che compare sotto la foto della famosa cantante e attrice, da tempo impegnata nel sociale, che così conclude – ovunque oggigiorno si giri lo sguardo, si vedono donne che si affermano e che fanno sentire la loro voce».

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