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La parodontite è un probabile fattore di rischio per vari problemi legati ai sistemi cardiovascolare, polmonare, endocrino, muscoloscheletrico, nervoso centrale e riproduttivo. È questo l’assunto dal quale sono partiti gli autori di una recente revisione sugli effetti della parodontite sui principali sistemi di organi.

La parodontite è un’infiammazione dei tessuti di sostegno del dente, gengive, legamento parodontale e osso alveolare che circondano e sostengono i denti.

Sappiamo che il diabete di tipo 2 (T2D) influisce sui denti in maniera bidirezionale. Gli adulti di età pari o superiore a 20 anni con diabete hanno il 40% in più di probabilità di avere carie non trattate rispetto agli adulti simili senza diabete. All’opposto, le infezioni orali comuni, la malattia parodontale e le carie sono associate a profili metabolici infiammatori correlati a un aumento del rischio di malattie cardiometaboliche e predicono futuri cambiamenti avversi nei profili metabolici. Fatto sta che  le persone con T2D hanno un alto livello di zucchero nel sangue e lo zucchero nella saliva promuove la crescita batterica in bocca e la formazione di placca sui denti e sulle malattie gengivali, come le carie e la parodontite.

In linea con questa prospettiva, e guardando in particolare al T2D, un recente studio su oltre 17˙000 pazienti con T2D che partecipavano a un programma di screening in Corea ha rilevato che la parodontite e un aumento del numero di denti con carie erano fattori di rischio indipendenti per l’infarto cerebrale o miocardico.

Normalmente, le persone fanno la pulizia dei denti due volte l’anno. Ma chi ha il diabete e una cattiva salute orale, potrebbe aver bisogno di igiene dentale ogni tre mesi.

Sembra ovvio che chi si prende cura del diabete e chi presta cure odontoiatriche debbano attivarsi per una collaborazione multidisciplinare tra i settori sanitari per garantire un trattamento e una gestione coerenti del diabete. Peccato però che per i sistemi sanitari di tutto il mondo o quasi, Italia compresa, la salute orale e l’assistenza medica viaggino su due binari paralleli con pochissime stazioni d’interscambio.

Anche i dentisti hanno le loro responsabilità. Se vedono qualcuno con gravi malattie gengivali o carie, soprattutto in giovane età, devono dire a quella persona di controllare la glicemia e assicurarsi che non abbia il T2D.

Una recente revisione sistematica  sull’educazione interprofessionale e l’assistenza collaborativa interprofessionale ha rivelato che in Australia più di un terzo dei professionisti medici ignora la relazione tra salute orale e diabete di tipo 2. Inoltre, solo il 30% ha riferito di aver mai indirizzato i propri pazienti per una valutazione della salute orale. E c’è poca, se non nessuna, assistenza collaborativa interprofessionale tra medici e dentisti durante la gestione dei pazienti con T2D. Di sicuro altrove il panorama non è più confortante di quello che si scorge nel paese dei canguri.

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